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Perugia: cresce il legame con l'alcol, si abbassa l'età.

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Il responsabile del servizio: "Un minore su cinque rivela comportamenti a rischio". I dati della Usl 2 evidenziano nel Perugino una situazione preoccupante.
PERUGIA. L'81 per cento degli utenti del Goat (Gruppo operativo alcologico territoriale) dell'azienda Usl 2 sono concentrati nel Perugino, e in generale l'utenza rispetto all'anno precedente è aumentata del 12 per cento. In tutto nel 2007 sono state 819 le persone che hanno fatto riferimento al servizio. Tra gli utenti "perugini" ci sono 7 minorenni, 128 utenti tra 20 e 29 anni, 252 tra 30 e 39 anni, 210 tra i 40 e i 49, 121 tra i 50 e i 60 e 101 sopra i 60. In testa alla classifica dei consumi c'è il vino (scelto da 394 utenti del distretto 1), seguito dalla birra (223) e da superalcolici (171). Anche se i dati per il 2008 sono in lavorazione, viene dato per certo un aumento. E a determinarlo sono stati anche i tanti casi di soggetti che, trovati alla guida in stato di ubriachezza, sono stati inviati dall'autorità giudiziaria al servizio per seguire un percorso cura. Non è incoraggiante quello che emerge da un confronto sui dati relativi al consumo di alcol effettuato con il responsabile del Goat servizio alcologia Asl 2, dottor Luciano Bondi. Sono numeri sostanzialmente in linea con quello che accade a livello nazionale ma che lasciano comunque sempre di sasso. Soprattutto per il continuo abbassamento dell'età dei soggetti trovati in stato di alterazione oppure ammesso dagli stessi ragazzi nei vari colloqui con gli operatori del servizio. Altro aspetto inquietante è per l'appunto il fatto che molti casi sono stati intercettati dalle forze dell'ordine nei controlli lungo le strade. Si viene così a scoprire che sono state circa duemila le persone che in un anno sono passate al vaglio della commissione, nel territorio di Perugia e provincia, dopo aver avuto la sospensione per guida in stata di ebbrezza. "Una buona percentuale di queste persone - spiega il dottor Bondi - presentavano valori di alcolemia indici di una iniziale abitudine all'alcol". Il dottor Bondi sottolinea come sia diventato normale, soprattutto per i più giovani, mettersi al volante dopo aver bevuto in maniera consistente: "Ricercano lo stordimento e ci riescono. Lo vediamo anche dalla tipologia degli incidenti stradali: quelli in qualche modo "segnati" dall'alcol sono soprattutto scontri frontali oppure uscite di strada. Non hanno la percezione della distanza, quindi non si accorgono dei veicolo che arriva sull'altra corsia. Inoltre lo stato euforico li porta a una sottovalutazione del rischio". Dagli studi di tipo epidemiologico condotti nel territorio della Asl 2 è emerso che circa il 37 per cento nella fascia d'età tra 18 e 19 anni ha ammesso di aver guidato in stato di ebbrezza. Va sempre il binge drinking: da un'indagine nel Perugino emerge come siano proprio i più giovani, in percentuale del 14,3, ad ammettere di aver bevuto più di sei bicchieri di alcol almeno una volta. L'8 per cento dice di aver bevuto e guidato, almeno una volta a settimana. Tra i 14 e i 17 anni inoltre (ma anche prima) è diffuso il bere fuori pasto, abitudine passata nell'ultimo decennio dal 12,6 per cento dei casi al 20 per cento, mentre le ragazze consumatrici sono aumentate, in circa dieci anni, dal 9,7 al 17,9. Nella fascia d'età tra 11 e i 18 anni il 10,5 per cento dei maschi e il 12,6 per cento delle ragazze ha ammesso di consumare più di due unità di alcolici al giorno. "I dati dicono che tra gli 11 e i 15 anni un ragazzo su 5 è a rischio - spiega il dottor Bondi -. Come intervenire? In Umbria da vent'anni sono attivi servizi di alcologia. Il problema è che oggi ci si ritrova ad avere a che fare con le poliassunzioni. Per esempio la coca combinata con l'alcol moltiplica l'effetto. Così prima di farsi si ubriacano. Bisogna lavora sui giovani, per trasmettere i giusti messaggi e diffondere la consapevolezza dei rischi legati all'uso dell'alcol" Giovanna Belardi