Perugia: l�ordinanza anti-alcol non ferma il popolo della notte
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In piazza IV Novembre e piazza Danti dopo i divieti sull'alcol.
PERUGIA - Unico punto di ritrovo I giovani lamentano la mancanza di alternative. E' la piazza di cui si parla di più in questi giorni, e non per i suoi monumenti ma per l'effetto di una serata in cui alla fine le bottiglie vuote, invece che nei cestini, sono finite contro le volanti. Piazza IV novembre così come piazza Danti sono ben conosciute, cuore del cuore di Perugia, ma viene da chiedersi se coloro che le frequentano, ovvero le centinaia di giovani che ogni sera animano questo angolo, seguendo la tendenza del ritrovarsi all'aperto, in aumento qui come altrove, abbiano per la città un'identità. Se siano insomma considerati o notati al di là dei fatti di cronaca che spesso e volentieri spuntano in questi paraggi, o vengano più semplicemente liquidati come un tutto unico mescolando sballo, gioventù e divertimento. Per conoscere da vicino il famigerato popolo della notte ecco tante piccole "fotografie" raccolte in un giovedì di primavera, nei luoghi dove pochi giorni fa è scoppiata la scintilla che improvvisamente ha scatenato prese di posizione, provvedimenti e restrizioni. Ovviamente si è seguito il filo neanche tanto sottile del riferimento all'accaduto, chiedendo spiegazioni su come una notte di festa possa degenerare con tali eccessi e con soggetti arrivati a prendersela con le auto delle forze dell'ordine. Le risposte sono state varie e variegate, fornite dai diversi avventori della piazza. Quindi perugini, studenti fuorisede, Erasmus, stranieri, extracomunitari, residenti di passaggio. Emerge che per la maggior parte dei presenti qui si viene per incontrare amici e bere una birra perché alternative non ve ne sono in città, che la droga è la vera responsabile di tutto quello che di borderline si verifica in zona e che le restrizioni in arrivo non modificheranno nella sostanza la situazione. Perché l'aumento del prezzo delle bevande non dissuade chi vuole bere; perché la semplice vista della divisa non incide su comportamenti che hanno ragioni sociali ben più complesse e perché è evidente che ci rimetteranno tutti senza che siano isolati i veri responsabili. Il popolo della notte "Non credo che aumentare il prezzo del bicchiere di birra o di alcool faccia la differenza - commenta Francesco, studente calabrese, con amici in piazza IV Novembre - Se uno vuole bere beve, che costi 10 o 5 euro". E la pensano così altri studenti di un gruppetto fermo all'angolo di via Calderini: "Sabato scorso in città i fuorisede non c'erano perché fuori per Pasqua - spiegano - così come spesso succede nel fine settimana, quando qui si ritrovano quelli che vivono fissi in città. E quando succede qualche rissa sono sempre gli stranieri che se le danno per motivi legati allo spaccio". L'effetto folla sicuramente incide così il gesto di uno scalmanato, in contesti particolari, può scatenare il putiferio. Eppure più volte, nel corso della serata, il riferimento va alla poco discreta presenza di spacciatori in zona tale da costituire un fronte abbastanza frastagliato, dove spesso si crea lo scontro, sempre violento, che tracima coinvolgendo anche chi si trova lì per altro. Su questo non si trova d'accordo un giovane tunisino, "bloccato" con un altro straniero davanti a un negozio, l'unico nel corso della serata ad aver dato la responsabilità all'alcool per quello che succede: "Non è colpa nostra. Sono tutti ubriachi. Io c'ero sabato e ho visto il macello che è successo. Ma no, non è per la droga, assolutamente. E poi in tutto il mondo c'è macello tra la gente e gli sbirri". Questione di opinioni: uno studente di fuori per esempio segnalava che in questa piazza "ci sono persone che non ci sanno stare, perché altrimenti uno non si darebbe la zappata sui piedi creando un caos che porta a restrizioni di orari e ad aumenti dei prezzi". Una ragazza greca ricorda che "è normale che gli studenti vengano qui. Il centro è questo e qui ci si ritrova. Alla stazione ci sono altre motivazioni per andare e altre situazioni". Incontri in piazza Danti Intorno a mezzanotte e mezza la mèta è piazza Danti, interamente occupata da capannelli di giovani. Qui si danno appuntamento perugini e non, di varia età e provenienza. "Perché succedono questi episodi? Ci sono persone che creano problemi, confusione. Mi dicono che quelli di sabato erano tutti del posto - spiega una giovane perugina -. Non sono assolutamente studenti di fuori quelli che fanno confusione, anzi. Se non ci fossero loro questa città che sarebbe? Il problema vero è che in città non riescono a controllare la droga. E intanto chiudono il centro alle auto, spengono i cinema e da fare resta ben poco per tutti. Invece di abbassare gli orari, alzare i prezzi e aggiungere polizia sarebbe opportuno affrontare i veri problemi. Prima di tutto non farei "finta" di fare retate con il risultato che il giorno dopo sono tutti fuori, perché le facce che vediamo sono sempre quelle. Chi sono? Sono sempre lì, si conoscono. Le forze dell'ordine ci sono, anzi, ce ne sono sempre di più, eppure la città è sempre peggio. Vuol dire che non è un problema di repressione, ma di scelte di altra natura". "Sì, la città è peggiorata - aggiunge uno studente di Barletta, dello stesso gruppo di amici -. Io la vivo da 7 anni, prima uscivo ed ero felice, adesso mi trovo, spesso, ad assistere a liti violente, a vedere gente che fa a coltellate. Si vedono soprattutto negli ultimi gradini del Duomo. Le ultime due file non sono consigliabili e non ci andiamo, perché non si sa mai. E' lì che si verificano le risse, tra chi spaccia. Questo nuovo proibizionismo è inutile, fasullo, non cambierà le cose". Arriva un amico e chiede se è vero che stopperanno la somministrazione di birra e affini alle 24, notizia che circola su facebook dove c'è pure un gruppo di contestatori: "Uno si alcolizza prima e a mezzanotte ha già fatto il pieno". Uno studente di Avellino inquadra il problema da un altro fronte: "Non si può demonizzare il centro, perché è proprio il centro che permette a tanti studenti di incontrarsi e di conoscersi, come è successo a me con i miei amici. E' un problema fasullo. Quale angolo è peggiore di questa piazza? Qui è come lì, non è che qui è meglio di dieci metri più in là, perché ci si sposta in continuazione. La verità è che una città come Perugia, ricca di studenti, ha un solo luogo di aggregazione, il centro, che di conseguenza è testimone di tutto quello che succede, sia di positivo che di negativo. Il "finto" controllo è di apparenza, perché lo sappiamo anche noi, come i commercianti e i residenti, chi è che spaccia e dove sta. Se nulla cambia vuol dire che non si vuole o non si può cambiare. Ma non è Perugia, è così ovunque. E' a Milano, è ad Avellino, e a Pescara. Per questo è inutile fare del centro "il" mostro"
Giovanna Belardi