Perugia: più forze dell'ordine per il centro
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L'aumento del costo delle consumazioni viene visto come una prima soluzione per contenere gli eccessi. Molti esercenti sono scettici sul ricorso alla vigilanza privata.
CORRIERE DELL'UMBRIA 01 novembre 2009
Non c'è soddisfazione tra i titolari dei bar del centro a seguito dell'annunciato "giro di vite" dell'amministrazione comunale per disciplinare la movida perugina e renderla meno scalmanata. In generale, salvo qualche eccezione, i proprietari di bar e locali che restano aperti fino a tardi segnalano che per risolvere i problemi del centro storico servirebbe altro. tanto per cominciare un presidio concreto delle forze dell'ordine, una maggiore incidenza dei vigili urbani e in generale un'attenzione reale a quelli che sono i veri elementi in grado di creare quel caos che a volte scoppia senza preavviso, ovvero tossicodipendenti e spacciatori. Aumentare il prezzo delle consumazioni può servire, dicono i più, se non altro a favorire una "pianificazione" e una conseguente riduzioni delle consumazioni, mentre non convince affatto il presunto ricorso a un servizio di "vigilanza privata": "Penso sia giusto alzare i prezzi perché altrimenti si innesca un meccanismo per cui la gente non ha più neppure il gusto di bere - spiega una barista -, ma mettere i vigilantes pagati da noi no. Non è giusto". Per Daniele il caos in piazza dipende dagli spacciatori: "E' giusto che tutti abbiano gli stessi prezzi e se sono più alti i consumatori si disciplinano un po' da soli. Ma che i privati si debbano far carico della vigilanza non mi sembra una soluzione. Non sono i giovani a rendere pesante il clima in piazza ma gli spacciatori tra i quali scoppiano violente liti". "Il problema non è lo shottino come non lo sono i ragazzi che il sabato sera si vedono in centro - aggiunge una ragazza -. Il vero guaio è che quando non ci sono i giovani, il centro resta vuoto e si vedono soltanto tossicodipendenti e chi vende droga". Un altro giovane barista spiega che questa "non è la soluzione per risolvere i problemi di una città dove tutto si ‘muove' davanti a una chiesa. E' al cospetto del Duomo, sulle scalette che bisogna intervenire, là dove si mettono quei soggetti che poi scatenano le risse a tarda notte e che restano lì anche se alziamo il prezzo delle consumazioni". Comunque rendere la bevuta meno a portata di ragazzo "potrebbe essere uno dei modi per contenere gli eccessi, ma ci dovrebbe essere comunque una sorveglianza più stretta - commenta Giacomo dell'Etrusca -. E comunque non è solo lo shottino il problema, nel senso che i ragazzi se non bevono in centro bevono altrove. La verità è che i controlli non sono sufficienti. Se ci fosse una maggiore presenza di forze dell'ordine sicuramente ci sarebbe anche una maggiore attenzione". Poco più sotto, in via Ulisse Rocchi, al bar Etrusco il giovane gestore pensa che aumentare il prezzo dell'alcol è comunque "una soluzione che funzionerà almeno per un po'. Il prezzo più alto delle consumazioni potrà abbassare forse il consumo tra i giovani. Ma non è certo l'unica soluzione per il centro storico". Qualche esercente che preferisce non esporsi sottolinea che dal Comune non sono comunque state proposte alternative. E che il provvedimento ha terribilmente il sapore della soluzione "placebo". Tanto rumore e tanta agitazione per un intervento che non va a incidere sul vero problema della parte alta della città, ovvero la presenza massiccia della droga in ogni angolo. Inevitabile dunque che gli spacciatori si siano organizzati, e da anni, a mettersi sulle tracce dei potenziali giovani clienti, facendosi trovare a portata di mano là dove la concentrazione di ragazzi è più consistente. Ovvero in prossimità dei locali, dei bar e dei punti di ritrovo. Tanto che anche di giorno la situazione è quella che è, e anche sotto il sole non mancano scene di violenza e discussioni. La metamorfosi del centro storico, divenuto nel corso dell'ultimo decennio, più simile a un paese dei balocchi che a un luogo dove vivere, probabilmente non si concentra tutta in un bicchierino. Quindi in parecchi, al di là del bancone, aspettano di vedere cosa succederà. Sperando che non accada di peggio