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Pescara: 500 pazienti in cura al Servizio di Alcologia, che rischia di chiudere

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Alcologia, 500 pazienti in cura
Ma la dirigente denuncia: manca il personale, vogliono chiuderci
PESCARA. «Il servizio di Alcologia della Asl di Pescara è a rischio di smantellamento per carenza di personale. L'unico medico rimasto sono

io». A parlare così è Splendora Rapini, in trincea da 15 anni. Esiste dal 1996 il servizio di Alcologia della Asl di Pescara e oggi assiste

circa cinquecento pazienti con problemi di dipendenza dall'alcol sparsi tra la città e la provincia. E i numeri, spiega la dirigente

Splendora Rapini, sono in crescita: «L'Abruzzo», spiega, «con Molise, Basilicata, Sardegna e Toscana è una delle regioni con valori sopra la

media di abuso alcolico: tra il 2009 e il 2010 il binge drinking, cioè il bere per ubriacarsi, ha avuto un incremento dall'8,4 al 12,6 per

cento». Pescara, con i suoi locali della movida, gioca un ruolo dominante nella classifica dell'abuso di alcol e i casi di giovani in cura

non sono più isolati. Secondo il medico, «la scarsa sensibilità» delle istituzioni contro l'abuso di alcol nasce dal fatto che «l'alcol non è

percepito come rischioso. Invece, l'alcol è democratico: investe la borghesia e il proletariato senza distinzioni e provoca un disagio a

cascata che investe tutta la famiglia. In questo quadro generale», osserva Rapini, un passato dal 1978 fino al 1996 al Sert, «la Regione

Abruzzo non sembra farsi carico di questa problematica né pare prospettarsi alcuna articolata programmazione politica volta a contrastare

questo fenomeno». La dirigente elenca i problemi irrisolti di Alcologia e il primo è «la carenza di personale»: Rapini andrà in pensione nel

2012 e il medico Luciano Galante, un professionista impegnato con passione, è scomparso tre anni fa e, alla Asl, nessuno ha pensato di

sostituirlo. «Inoltre», denuncia Rapini, «il servizio a Penne-Popoli è stato praticamente smantellato all'insaputa degli operatori». Il

direttore generale della Asl Claudio D'Amario ha le idee chiare ma opposte a Rapini: «Due servizi di Alcologia per la Asl sono troppi e non

hanno senso», spiega il manager, «quindi, Penne-Popoli chiuderà e l'assistenza sarà redistribuita nei distretti sanitari». Ma il «rischio

grave», continua Rapini, «è l'accorpamento di Alcologia al Sert, il servizio che cura la tossicodipendenza. È sbagliato: Alcologia e Sert devono mantenere sedi differenziate». Secondo D'Amario, invece, la via dell'accorpamento è praticabile: «Per la visione moderna, la dipendenza dall'alcol è simile alla tossicodipendenza ma, forse, sotto il profilo culturale, non siamo ancora pronti a unire le due strutture». La decisione, quindi, non è presa, ma Rapini spiega: «Chi formula simili proposte», avverte, «è proprio sicuro che sia opportuno far rivolgere al Sert anche un giovane, magari nostro figlio, che vuole cambiare uno stile di vita nocivo alla salute legato all'alcol? E siamo sicuri che anche un professionista, un dipendente o una persona minimamente ambivalente rispetto al cambiamento si rivolgerà al Sert senza un aumento delle resistenze?». Rapini denuncia anche che «non ci sono posti letto per il trattamento in fase acuta di pazienti affetti da patologie alcorrelate. In Abruzzo non esiste neanche una struttura residenza di riabilitazione alcologica per i pazienti che, dopo la fase acuta, hanno bisogno di osservazione e cure prima dell'invio al trattamento ambulatoriale».


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)