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Pharmacology and Therapeutics: psicostimolanti e trattamento con la mirtazapina

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Contro la dipendenza da droghe stimolanti funziona la mirtazapina

La comprensione dei disturbi da uso di sostanze e i problemi associati all'astinenza è cresciuta negli ultimi anni. Cionondimeno, i più efficaci trattamenti orientati alla prevenzione delle ricadute sono rimasti elusivi e, in particolare, non sono disponibili terapie farmacologiche approvate dalla Food and Drug Administratione statunitense per il trattamento della dipendenza da psicostimolanti.
Le valutazioni cliniche e precliniche dell'utilità dei classici antidepressivi, che bloccano la ricaptazione della dopamina, mostrano risultati poco chiari e spesso contraddittori. La mirtazapina è l'unico antidepressivo approvato dalla FDA che indirettamente aumenta la trasmissione delle monoamine, si presume attraverso l'attività antagonista su recettori multipli, inclusi quelli della norepinefrina e della serotonina. Storicamente, la mirtazapina è stata anche considerata un antagonista della serotonina ma evidenze scientifiche recenti indicano che questo farmaco è un agonista inverso di questo sottotipo di recettore. Suggerendo un promettente ruolo nella farmacoterapia della dipendenza da droghe con azione mista serotoninergica, la mirtazapina attenua i comportamenti indotti dagli psicostimolanti in diversi modelli animali di abuso di sostanze e antagonizza le alterazioni elettrofisiologiche e biochimiche indotte dalla metamfetamine.
Le scoperte precliniche sono state confermate da casi studio pubblicati in letteratura che documentano i buoni risultati della terapia con mirtazapina su pazienti con disturbi da uso di sostanze. Ad oggi, uno  studio clinico su vasta scala che valuti l'utilità della mirtazapina nella farmacoterapia dell'abuso di sostanze deve ancora essere condotto. Tuttavia, come emerso da questa revisione che ha analizzato le evidenze cliniche e precliniche disponibili, la mirtazapina può risultare utile nel trattamento della dipendenza da droghe stimolanti.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)