Picchia i genitori e assale gli agenti: trentenne ubriaco scatena il caos
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FIRENZE Un sabato pomeriggio di terrore. E' quanto accaduto in via Canova, dove un trentenne è stato arrestato dalla polizia per maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale. <<Quando vi trovo, vi ammazzo... Se venite in Calabria vi faccio mitragliare, vi ammazzo uno per uno a voi e a tutta la famiglia>>: questo agli agenti S.T. - trentenne fiorentino già noto alle forze dell'ordine per i suoi scatti d'ira causati presumibilmente dall'alcol- mentre cercava di resistere all'arresto e dopo avere preso a calci e pugni gli anziani genitori. <<Ma io non ricordo niente e chiedo scusa a tutti>>, ha detto ieri il giovane i aula nel corso dell'udienza di convalida dell'arresto davanti al giudice monocratico Limongi. Su richiesta del pubblico ministero Gianni Tei, però, il giudice ha convalidato l'arresto e applicato nei confronti dell'uomo (difeso dall'avvocato Ilaria Bedini) la misura cautelare della custodia in carcere presso il reparto ospedaliero di Sollicciano. Il procedimento è stato poi rinviato al 23 gennaio prossimo , data in cui sarà affidato l'incarico al dottor Marchi per una Perizia psichiatrica- chiesta e ottenuta dall'avvocato Bedini per valutare la capacità di intendere e volere del suo assistito- da effettuarsi su S.T. a carico del quale, peraltro, appena il 7 gennaio scorso era stato disposto un trattamento sanitario obbligatorio per un episodio analogo a quello di sabato: paradossalmente, però, il reparto di psichiatria dell'ospedale, dopo averlo trattenuto ventiquattr'ore in osservazione, lo ha rimandato a casa giudicando impossibile l'effettuazione del TSO a causa della sua condizione di alcolista.
E cosi, sabato pomeriggio intorno alle 17.50, è successo di nuovo il finimondo. A lanciare l'allarme è stato il fratello dell'uomo, disabile, che ha chiamato la polizia raccontando una serie di violenze nei confronti dei genitori. All'arrivo della volante è emerso che S.T. era in preda a una crisi d'ira dovuta ai fumi dell'alcol: aveva prima scaraventato contro un muro la madre perché cercava di fermarlo mentre prendeva a calci il cane di famiglia, poi aveva colpito con calci e pugni il padre, invalido al 50 per cento, che era intervenuto in difesa della moglie. E alla vista degli agenti si è scagliato anche contro di loro, tentando di colpirli e minacciandoli verbalmente anche di morte.
Alla fine, con non poche difficoltà, il giovane è stato arrestato e ieri, in tribunale, ha dichiarato di non ricordare nulla tra le lacrime anche dei genitori, giunti in aula a chiedere che il figlio potesse tornare comunque a casa. Il giudice Limongi non è stato tuttavia di quest'avviso e ha applicato la custodia in carcere, <<tenuto conto del fatto- scrive nel suo provvedimento- che la misura cautelare degli arresti domiciliari presso la famiglia è assolutamente inidonea, atteso che coincide con il luogo delle vessazioni e delle aggressioni ai danni dei propri familiari