Piemonte: allarme anoressia
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ALLARME ANORESSIA IN PIEMONTE
Indagine dell'Asl To4 "Ora interessa anche la popolazione maschile"
Nel 2010 gli interventi forniti dal servizio di Nutrizione di Ivrea sono stati 515. 133 soltanto a Ciriè.
I casi di bulimia e anoressia sono in aumento in tutto il Piemonte. Si stima che oggi, almeno 10 mila famiglie, siano costrette a
confrontarsi con queste patologie. Dall'indagine condotta dall'ASLTO4 emerge un aumento della richiesta d'aiuto per problemi legati ai
disturbi alimentari: anoressia e bulimia. L'allarme arriva dall'Unità di Prevenzione e Trattamento del disturbo del comportamento alimentare
di questa ASL - Ciriè Ivrea.
Nel 2010 presso l'Unità che ha sede a Ciriè, ma con ambulatori decentrati anche all'ospedale di Castellamonte, sono state effettuate circa
2800 consulenze psichiatriche e psicologiche per iniziare e contrastare i disturbi alimentari. Le protagoniste, come evidenziano le
statistiche, sono quasi tutte ragazze, belle, diplomate o laureate e di ceto medio alto.
L'Unità è multidisciplinare ed è composta anche dalla Nutrizione e dietetica dell'ospedale di Ivrea, diretto dalla dottoressa Lilia Gavassa.
«Nel 2010 gli interventi forniti dalla Nutrizione di Ivrea sono arrivati a 515; 133 nella sola struttura di Ciriè» precisa la dottoressa Mari
Ela Panzeca, coordinatrice dell'équipe multidisciplinare. «Anche se il nostro è un lavoro che dura da dieci anni e si è perfezionato e
ampliato nel tempo con l'apporto della Nutrizione di Ivrea e per quanto riguarda la prevenzione con l'apporto del Servizio di igiene degli
alimenti e nutrizione di Ciriè nella figura della dottoressa Margherita Croce» afferma la Panzeca. «Arrivano anche molte richieste dal
Biellese e dalla Valle d'Aosta - rivela il dottor Maurizio Desana, il direttore del Servizio di salute mentale di Ciriè-Ivrea - perché il
nostro metodo di cura funziona». La ricetta è quella di coinvolgere sempre di più le famiglie dei pazienti, accompagnati anche loro in un
percorso terapeutico per evitare il più possibile lunghi ricoveri delle ragazze. «Infatti abbiamo eliminato quasi del tutto le giornate di
degenza in centri residenziali pur avvalendoci della collaborazione del Centro Pilota di primo livello delle Molinette diretto dal professor
Secondo Fassino - continua la Panzeca - questo significa anche un risparmio di risorse notevole e anche un proseguimento sul territorio di
cure iniziate spesso proprio al Centro Pilota». Aggiunge: «Abbiamo capito che, se le pazienti possono restare a casa e possono contare sull'
apporto dei familiari, lì dove sono una risorsa, i risultati sono molto evidenti» dice convinto Desana. Ancora: «In questi anni di attività
il 40% delle pazienti sono state dimesse per remissione della sintomatologia, mentre la metà di loro sono ancora seguite. E lì, dove anni fa,
erano necessari dei drammatici ricoveri, adesso grazie all'intervento dell'équipe con il coinvolgimento di genitori si riesce per lo più ad
evitare i ricoveri. Sta funzionando anche per i soggetti con una storia lunghissima di malattia cronicizzata, reduci da esperienze in molti
centri specializzati in tutta Italia». Ovviamente non è che genitori, fratelli o sorelle, si improvvisano specialisti. Il percorso è molto
articolato e passa attraverso colloqui e sedute con tutti i componenti dell'équipe multidisciplinare che interagisce e lavora fianco a
fianco. Il gruppo di lavoro è costituito da uno psichiatra, un nutrizionista, due psicologhe e altrettante dietiste in collaborazione con
infermieri, educatori e assistente sociale del Centro di salute mentale di Ciriè.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)