PLoSOne: ricerca sull'efficacia dei claims che invitano a bere moderatamente
Alcol. “Bevi responsabilmente” trae spesso in inganno
Una ricerca australiana ha fatto luce sull’efficacia dei claims che invitano le persone a bere con moderazione. La maggior parte degli intervistati confonde i concetti di responsabilità e correttezza con indicazioni a bere in modo “cool”. Strategia di marketing o profonda confusione?
“Bevi in modo responsabile” o “bevi correttamente”: messaggi che dovrebbero scoraggiare le persone a consumare alcoolici. Invece, secondo uno studio coordinato da Sandra Jones, dell’Australian Catholic University di Melbourne, i claims utilizzati dall’industria dell’alcool sarebbero fuorvianti e molte persone darebbero un significato diverso a questi messaggi. I risultati sono stati pubblicati da PLoS One.
Lo studio
Per valutare in che modo il pubblico percepisce i messaggi sul bere, il team australiano ha condotto un’indagine coinvolgendo 180 persone fermate in Centri Commerciali di Melbourne e Newcastle alle quali sono stati mostrati sei messaggi: “Bevi intelligente”, “Sappi quando dire basta”, “Non ti perderai un attimo se bevi in modo saggio”, “Bere: fallo in modo responsabile”, “I bambini assorbono il tuo alcool” e “I bambini e l’alcool non si mescolano”. I ricercatori hanno chiesto a ciascun partecipante cosa trasmetteva ogni dichiarazione e cosa significassero determinate parole come “responsabile” e “ bambini”.
Le persone avrebbero dato una varietà di risposte con significati più diversi, associando spesso i messaggi con moderazione, consapevolezza dei limiti ed evitare di ubriacarsi. Ma il messaggio “come bere in modo corretto” avrebbe portato in confusione, con il 24% dei partecipanti che ha pensato che significava “essere belli quando si beve”. Un altro 21% avrebbe invece pensato che la frase significava “bere il giusto tipo di alcool” e l’8% avrebbe pensato che voleva dire di bere di più piuttosto che di meno.
Le riflessioni
“Quello che ci ha sorpresi di più è che la maggior parte delle persone ha confuso i messaggi”, hanno sottolineato i ricercatori. Inoltre, i claims mirati ai genitori rispetto ai ‘bambini’ erano vaghi sull’età. In Australia, l’età legale per bere è di 18 anni, ma solo la metà degli intervistati avrebbe pensato che i messaggi includessero anche i ragazzi di 16 e 17 anni.
I ricercatori hanno anche condotto un’indagine online su 480 adulti ai quali mostravano annunci video, ottenendo risultati simili al primo esperimento. E i partecipanti avrebbero anche dichiarato che l’annuncio non avrebbe probabilmente cambiato le loro abitudini.
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=54506
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)