Pordenone (UD): alcol e giovani, appello alle famiglie
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La denuncia dei baristi: «Dai minorenni continue richieste di bere. Ma siamo soli a dire no»
IL GAZZETTINO 2 Agosto 2009
Con l'interpretazione che aggira la legge che metteva a rischio la somministrazione di alcolici nelle sagre - che stanno riempiendo le serate di quest'estate - il tema di giovani e alcol resta d'attualità. Sergio Lucchetta, presidente regionale della Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi Confcommercio, non ci sta a far passare la sua categoria come responsabile della diffusione del fenomeno dell'alcolismo giovanile. «Sono anni che la responsabilità dell'abuso dell'alcol a tutte le età viene scaricata su di noi - sbotta Lucchetta - ma adesso che si poneva il problema di non poter più organizzare le feste della birra e del vino, occasioni in cui, fino ad ora, si poteva somministrare senza controlli e divieti, tutti si sono schierati contro questa nuova norma. Nessuno ha mai parlato delle difficoltà che abbiamo per contrastare le richieste continue dei minorenni, oppure della professionalità che si trova nei pubblici esercizi nonché dei requisiti obbligatori che non hanno altri, mi riferisco proprio alle sagre e agli agriturismo».
La Federazione - ricorda Lucchetta - ha sempre affermato che la categoria è contraria all'abuso di alcol, ma non all'uso tanto da organizzare una serie di iniziative per fronteggiare il problema: «Ci siamo messi a disposizione delle amministrazioni pubbliche per collaborare in sinergia. Abbiamo segnalato che il problema deve essere preso a monte dei pubblici esercizi, cioè nelle famiglie, nelle scuole, nelle parrocchie, ma alla fine siamo solo noi tacciati dall'opinione pubblica come gli unici responsabili».
I problemi correlati all'alcol sono argomenti diventati, purtroppo, di grande attualità. L'alcol e i giovani, se non i giovanissimi, sono diventati un binomio sempre più diffuso: diffuso a tal punto da definirlo in modo preoccupato fenomeno. Gli esercenti segnalano che sono frequentissimi i casi di giovani, soprattutto sotto i sedici anni, che chiedono in maniera spregiudicata di bere bevande alcoliche, come lo spritz, il vino o la birra, e anche superalcoliche come ad esempio il gin tonic. E la cosa non avviene più solo al pomeriggio e alla sera, ma anche alla mattina, prima di andare a scuola. Un'attenzione all'alcol così marcata tanto che studi hanno fissato a 11 anni l'età della prima ubriacatura.
I pubblici esercizi sono le uniche strutture per le quali esiste il divieto di somministrazione di alcol ai minori di 16 anni, essendo libera la vendita degli stessi. Insiste Lucchetta: «Per noi risulta complesso inibire totalmente comportamenti che non sono del tutto censurati dalla società, ma anzi sono addirittura oggetto di pubblicità che ne enfatizzano l'affermazione sociale. Sempre più spesso l'opinione pubblica punta il dito solo contro i bar indicandoli come unici responsabili di tale problema. Non é così. Vogliamo ricordare che le bevande alcoliche si trovano in vendita dappertutto come a esempio negli alimentari, nelle gastronomie, nelle pizzerie al taglio, nelle sagre, tutti luoghi questi dove non ci sono divieti.
L'ordinanza del sindaco di Milano, Letizia Moratti, che alcuni sindaci vorrebbero imitare non ha apportato alcun sostanziale cambiamento per i pubblici esercizi, ma ha iniziato a coinvolgere i genitori attraverso le sanzioni. Lucchetta non nasconde che in alcuni esercizi pubblici il giovane trova da bere, ma la Fipe ricorda «che la maggioranza degli operatori si comportano in maniera corretta nonostante le continue insistenze dei ragazzi che, una volta ricevuto il rifiuto, vanno ad acquistare la bottiglia al supermercato».