Pordenone (UD): fallite le strategie antialcol
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Nel 2011 ritirate 700 patenti. Molti i corsi, ma i casi sono in aumento
Sempre più giovani al pronto soccorso dopo le sbronze del fine settimana
Sono in media due ogni mese i ragazzi minorenni che arrivano al pronto soccorso di Pordenone per gravi intossicazioni da alcol - senza
contare gli incidenti stradali provocati dallo sballo -, ma sulle strategie per prevenire il fenomeno è ancora l'incertezza a farla da
padrona. Da un lato, controlli che non bastano a fermare la vendita di alcol ai minori; dall'altra, moniti e progetti informativi che -
nell'età della trasgressione - finiscono per produrre l'effetto contrario a quello voluto.
Il problema era emerso in tutta la sua gravità all'indomani dell'ultimo Capodanno. «È un problema - ha spiegato l'assessore alle Politiche
sociali Vincenzo Romor in un convegno promosso dal Soroptimist - che si manifesta in una prima fase di evidenza fuori dai bar, con lo sballo
ricercato e con la necessità, in alcuni casi, di rivolgersi al pronto soccorso. Ma, dietro questi dati evidenti, c'è l'aspetto più
sconosciuto di coloro che bevono a casa, in gruppo, in un ambiente protetto». A raccontarlo sono anche i numeri relativi alle patenti
ritirate (circa 700 nel 2011) e le numerose richieste, allo stesso assessore Romor, di poter accedere ai lavori socialmente utili da parte di
persone condannate per guida in stato di ebbrezza.
«I nostri ragazzi in realtà non hanno una dipendenza - ha chiarito tuttavia Roberta Sabbion, responsabile del Dipartimento delle dipendenze
dell'Ass6, intervenuta con il responsabile del Servizio alcologia Paolo Cimarosti -: abusano di alcol in determinati momenti. Quello in cui
non dobbiamo cadere è la giustificazione di un atteggiamento. Io credo che dobbiamo orientarci in un modo innovativo e diverso, cercando di
lavorare con loro sulla responsabilità». Se la Prefettura ha fatto la sua parte con incontri con i commercianti e un progetto con le scuole,
tre gli interventi effettuati dal Comune negli ultimi anni: un progetto di ricerca a cura dell'équipé del Progetto giovani, un incontro a
Cavazzo Carnico e un ciclo di feste «no alcol» al Deposito Giordani. «Finora - ha tuttavia ammesso - abbiamo portato avanti la filosofia di
dare ai giovani la possibilità di esprimersi, ma non siamo comunque riusciti a ridurre il fenomeno dell'etilismo». «Mi sono posto questo
problema - ha confermato anche Flavio Moro, assessore alla Sicurezza - appena visti i disastri degli ultimi giorni di scuola. Una delle prime
cose che ho sollecitato è stata quella di organizzare momenti di formazione, ma senza limitarsi a spiegare ai giovani cosa fare e cosa no.
Per quanto riguarda i controlli, siamo depotenziati».
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)