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Pordenonese: la crisi incentiva il connubio alcol-giovani

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Pordenonese: la crisi incentiva il connubio alcol-giovani


Appartiene al recente passato del più ampio Nordest un primato allarmante: in seguito a un'indagine svolta da un'Azienda sanitaria del Veneto, era emersa qualche anno fa la precocità dell'accostamento alle bevande alcoliche da parte di preadolescenti undicenni di questo territorio. Un primato alla rovescia, da riportare alla ribalta, che ci collocava ai vertici delle classifiche europee e che ora condividiamo con altre regioni italiane.


L'uso e abuso di alcol coinvolgono in Italia un numero crescente di giovani e giovanissimi, come emerge dai dati preoccupanti dell'Istituto Superiore di Sanità messi a confronto con i dati dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e dell'Istat. Negli ultimi dieci anni, l'ubriacatura adolescenziale si è andata progressivamente configurando quale modello sociale di comportamento, alimentato dalla pubblicità che esalta subdolamente gli effetti positivi delle sostanze alcoliche. Non è meno chiamata in causa la scarsa vigilanza delle famiglie.


Si beve di più nei fine settimana: fino allo sballo, responsabile di 20.000 morti l'anno (per non dire degli incidenti invalidanti), dei quali 900 in Fvg.


Comunque in Italia non accenna a ridimensionarsi la cosiddetta cultura del bere - talvolta fino all'intossicazione - diffusa anche molto al di sotto dell'età legale. Tra gli 11 e i 25 anni, oltre 1 milione e trecentomila ragazzi bevono con modalità diversificate e comunque a rischio per la salute e la sicurezza. L'alcol, assunto per i suoi effetti psicoattivi, euforizzanti e disinibenti, lascia spesso lo strascico di una situazione depressiva quando non si arrivi a danni cerebrali permanenti, anche per quantità ridotte che l'organismo di un adolescente non riesce comunque fisiologicamente a metabolizzare.


"Se alcuni dei nostri ragazzi- come osserva la dott. Roberta Sabbion, responsabile del Dipartimento per le dipendenze dell'Ass 6 - usano non di rado anche più di qualche droga contemporaneamente; se la proposta di provare uno spinello può sedurre magari anche per una sola volta la maggior parte dei giovanissimi, ciò che più preoccupa è il fatto che già i preadolescenti hanno in testa soprattutto l'alcol".


E' inoltre assodato che la frequenza dei fumatori tra i ragazzi e le ragazze di 11 - 25 anni è molto elevata tra i consumatori di alcolici a rischio, a conferma che la relazione tra queste due sostanze si configura come una co-dipendenza dal legame molto forte. Per alcune ragazze si prospetta il rischio di cadere nella drunkorressia, condizione in via di diffusione tra le teen agers che assumono le calorie di cui hanno necessità prevalentemente dall'alcol, mettendo così insieme due condizioni patologiche: l'anoressia e l'alcoldipendenza.


Alcune considerazioni del dott. Paolo Cimarosti

Il dott. Paolo Cimarosti, responsabile del Servizio di Alcologia dell'Ass 6, reduce, quale moderatore, dal recente convegno internazionale di Gorizia su "Giovani e alcol", si richiama ad alcune sottolineature dei relatori. Il noto sociologo di origine algerina, Fouad Allam, ha individuato nell'attuale crisi globale - della famiglia e dei valori, oltre che dell'economia - la causa dell'escalation nel ricorso a sostanze alcoliche: bene di rifugio fasullo come la droga e il gioco d'azzardo o, per altri aspetti, il "compro oro". C'è speranza che la normativa, quale il recente decreto ministeriale che vieta la vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni, formi una nuova sensibilità con un'inversione di tendenza. Che, a parere degli esperti, dovrebbe attuarsi con interventi drastici sulla pubblicità, come avviene molto severamente in Francia. Siamo invece circondati, come ricorda il dott. Cimarosti, da molto pubblicizzate qualità di vino, fino alla cerimonia di premiazione dei migliori produttori delle zone collinari friulane in cui un luminare universitario ha esaltato le qualità della bevanda nostrana per le sue capacità di disintossicare l'organismo dai cibi ingeriti. "Come non ricordare - conclude il nostro interlocutore -, oltre ai morti sulle strade per abuso di alcol, la violenza sulle donne, perpetrata da mariti ubriachi? Tutti si stracciano le vesti, ma continua a essere esaltata la cultura del bere".


Flavia Sacilotto


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)