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Proceedings of the National Academy of Sciences: adolescenza e comportamenti d'abuso

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Rischio e adolescenza non vanno a braccetto, smentito il luogo comune

È opinione diffusa che gli adolescenti abbiano un’innata tendenza al rischio, ma un nuovo studio condotto da ricercatori della New York University, della Yale’s School of Medicine e della Fordham University hanno smentito questo luogo comune. Gli adolescenti, infatti, sembrerebbero attratti da situazioni dall’esito altamente incerto non tanto per il gusto del rischio ma, piuttosto, per un’alta tolleranza dell’ambiguità.
I ricercatori hanno utilizzato dei test sperimentali di tipo economico per confrontare gli atteggiamenti verso situazioni rischiose e ambigue di 33 adolescenti (12-17 anni) e 32 adulti (30-50 anni). Tutti i partecipanti hanno completato una serie di test sulla personalità e sull’intelligenza, al fine di escludere che i diversi atteggiamenti verso il rischio e l’ambiguità potessero essere determinate dalle caratteristiche individuali dei partecipanti. I partecipanti hanno quindi preso parte all’esperimento (160 prove), in cui dovevano scegliere tra una vincita assicurata (5$) o una lotteria che offriva la possibilità di una vincita maggiore e che indicava o la probabilità di vincita espressa in percentuale (situazione di rischio), oppure lasciava incompleto il calcolo delle probabilità di vincita (situazione ambigua). Ebbene, gli adolescenti accettavano in percentuale decisamente minore le lotterie rischiose rispetto agli adulti. In altre parole, non erano disposti a correre rischi quando ne erano consapevoli. Al contrario, nel caso di lotterie con rischio sconosciuto gli adolescenti si mostravano più propensi degli adulti ad accettare il rischio.
Questa scoperta suggerisce che il maggiore livello di propensione al rischio osservato tra gli adolescenti può riflettere una maggiore tolleranza per l'ambiguità. Da un punto di vista biologico, tale tolleranza consentirebbe nei giovani di sfruttare al meglio le opportunità di apprendimento. Inoltre, indicherebbe la maggiore efficacia di interventi di prevenzione che mirano ad informare i giovani sui rischi e sui costi derivanti da comportamenti a rischio.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)