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Prof. Meluzzi: "I genitori stiano più attenti ai loro figli. Una buona lotta all'acolismo inizia in famiglia"

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I genitori stiano più attenti ai loro figli. Una buona lotta all'acolismo inizia in famiglia.
Chi si ubriaca da solo preoccupa molto di più di coloro che lo fanno in gruppo: sintomo di depressione

 

Un'interessante statistica dell'Istat ha rivelato che in Italia 8 milioni e mezzo di persone sono a rischio alcol e che il fenomeno etilismo è in crescita ,specie tra i giovani, con le ormai tristi bange drinking, in parole povere le sbornie. Duole rilevare come persino giovanissimi sotto i 15 anni si abbandonino al fascino indiscreto della bottiglia. Da che cosa dipende questo fenomeno?. Lo abbiamo chiesto ad un esperto e psichiatra, Alessandro Meluzzi, amico di Pontifex.


Professor Meluzzi, in Italia cresce la propensione all'alcol e specialmente tra i giovani, da che cosa dipende?: " molti credono e pensano che l'alcol sia un lubrificante sociale. In parole povere, lo reputano una comoda scorciatoia o via di fuga dai loro tanti e troppi problemi esistenziali".


Insomma, una specie di droga a buon mercato: " in questo caso credo cha sia corretto parlare di vera e propria dipendenza. L' alcol diminuisce, almeno all'inizio, l'ansia. Dunque, molti lo assumono quasi come un vero ansiolitico".


E poi?: " la bevuta ha un determinato effetto. Prima vi è lo stato euforico, e se ci fate caso, il primo stadio è l'allegria anche esagerata. Le bevande alcoliche hanno effetto disinibitore all'inizio, poi quando la quantità ha superato i limiti di guardia, si trasforma in formidabile strumento di depressione".


Preoccupa questo incremento in Italia: " come al solito noi arriviamo in ritardo, ma segnali del genere già circolavano nel nord Europa o negli Stati Uniti, dove spesso il sabato sera si trasforma in occasione per sonore ubriacature. Questa voglia di bere ,spesso cela anche una comunicazione pari o prossima allo zero".


La sbronza, va bene, anzi male. Ma che messaggio vuole lanciare il soggetto che beve senza ritegno?: " un grido di allarme e di richiesta di aiuto. Insomma, l'etilista è come un drogato, solo che la droga costa molto e non è di facile reperimento, mentre l'alcol lo si può trovare senza tanti problemi al bar o al supermercato e nessuno ti punisce se ti pesca con una bottiglia in mano".


Possibile mai che i genitori non si accorgono dei figli che si ubriacano?: " ecco, se le famiglie fossero maggiormente attente ai figli, forse si potrebbero limitare i danni. Un figlio ubriaco o dedico all'alcol è facile da riconoscere. Riflessi lenti, torpidi, alito inconfondibile, umore instabile, cambio di abitudini e di rendimento nel lavoro o a scuola. Insomma la famiglia, se lo volesse, potrebbe fare molto di più e di meglio nella lotta all'alcolismo e alle sue gravi conseguenze sociali. Oltre al danno alla salute, valutate le morti dovute ad incidenti stradali prodotti da soggetti alcolizzati al volante della macchina".


Fa riflettere molto anche il fenomeno di chi, invece della sbornia di gruppo, si ubriaca da solo: " chi beve solo è profondamente malato, spesso di depressione. Quello è il caso ancor più patologico e meritevole di attenzione. Colui il quale si rinchiude e cerca rifugio dietro una bottiglia è certamente un depresso e ha bisogno di adeguata cura".


L'alcolismo ha qualche nesso con la posizione sociale? In sostanza, coloro i quali sono maggiormente dotati dal punto di vista economico sono più protetti?: " guardi la depressione e l'acolismo non hanno alcuna relazione col censo. Sa quanti figli di papà ricchi ed agiati dobbiamo raccogliere col cucchiaino, perché ridotti male?. No, il danaro e le comodità qui non hanno nulla a che vedere. Piuttosto le famiglie facciano la loro parte e vigilino sui figli, che spesso rappresentano anche per loro un mistero".


Bruno Volpe


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)