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Pronto Soccorso e 118, testimonianze drammatiche: ragazzini devastati dall'alcol

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L’allarme del primario: «Qui ormai arrivano anche ragazzini di 12 anni»
La notte davanti ai locali. Il rianimatore volontario: «A terra adolescenti ammassati che si vomitavano addosso. Mai più una notte così»


di Simona Ravizza, Giacomo Valtolina


MILANO - È quasi l’una al Policlinico, dall’ambulanza scende un giovane, non avrà neppure vent’anni. Le ginocchia non lo reggono, due infermieri gli tengono le braccia come i fili di un burattino. «Come ti chiami?» chiedono. «Br..o» biascica lui, gli occhi all’indietro e l’aria perduta. «Bruno, hai bevuto stasera eh?». Poi il silenzio e una lunga attesa, da solo, adagiato molle sulla sedia a rotelle, alternando sonno profondo a rantoli inquietanti. Il 118 è sul chi va là. A San Siro c’è Milan-Juve, che chiama overdose di birre e sambuche, alla Fabbrica del Vapore un party di musica elettronica, e poi le feste. Alcatraz, Tunnel, Lime light, in discoteca va in scena il rito del sabato sera, affogato in vodka pura da bere tutta d’un sorso. A fine serata Barbara Guglielmi, medico del Pronto Soccorso del San Raffaele, è stravolta: «Arrivano con le ambulanze chiamate da amici o passanti. Trovati a terra, non riescono a stare in piedi e quando gli parli reagiscono in maniera aggressiva e si addormentano continuamente».


Sono sempre di più e sempre più giovani. Disorientati, in preda ad allucinazioni, privi di sensi. «Gli ospedali più battuti sono quelli con la Pediatria», spiega il capoturno del 118. In via della Commenda, centro città, alla clinica De Marchi, gli adolescenti in trance alcolica incrociano bambini con la febbre alta. Qui, nei primi mesi del 2014 i ricoveri sono in crescita del 66 per cento rispetto a due anni fa: 50 casi in sette mesi, quasi quanto l’intero 2012. Il primario Emilio Fossati è preoccupato: «L’età si è abbassata. Oltre ai giovani tra i 14 e i 18 anni, si iniziano a vedere anche i 12 e 13enni». La maggioranza sono femmine, che reggono le bastonate di una sbronza meno dei coetanei. «Sono disinibite, spesso appartenenti alla Milano bene», riprende Guglielmi del San Raffaele. Una forte ubriacatura può mandare in tilt il cervello, con l’interruzione dei rapporti tra i due emisferi e il rischio di arresto cardiocircolatorio e crisi respiratorie.


Anna, 17 anni, studia al liceo scientifico Donatelli. S’infila due dita in gola sopra un’aiuola davanti all’Alcatraz. «Sto bene», assicura mentre barcolla e non sa il rischio che corre: indursi il vomito da soli - come ripetono i medici - è pericoloso perché si rischia il soffocamento. Chiara Liverani, 47 anni, medico rianimatore dell’ospedale di Sesto San Giovanni, dopo una notte di volontariato davanti agli spazi East end di via Mecenate, periferia Est della città, è scioccata: «Mi sono imbattuta in adolescenti ammassati a terra che si vomitavano addosso fra di loro - racconta -. E non erano casi isolati. Li ho trovati in ogni angolo. Piuttosto che un’altra notte del genere preferisco una settimana non stop in ospedale. Certo, anche qui arrivano adolescenti messi male che rischiano il coma etilico. Un esempio? Una 14enne che si è ubriacata alle sei del pomeriggio durante una festa in casa dove si è scolata un’intera bottiglia di vodka».


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.corriere.it/salute/pediatria/14_settembre_22/allarme-primario-qui-ormai-arrivano-anche-ragazzini-12-anni-07f00a64-4244-11e4-8cfb-eb1ef2f383c6.shtml


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)