Provincia di Firenze: undicimila schiavi della bottiglia
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Alcol, schiavitù per undicimila
Giuditta Boeti - Antonio Passanese
Alcolici e superalcolici, in Italia, attraggono sempre più i giovani. Si calcola che siano quasi 500mila, in tutto lo
Stivale, i ragazzi che bevono troppo, a volte fino al coma etilico. Un dramma che colpisce in modo trasversale, senza alcuna
distinzione, molte famiglie, che si trovano a dover fare i conti con un problema il più delle volte sottovalutato. Da uno
studio condotto dal Ministero della Salute emergono dati impressionanti: "La percentuale di coloro che consumano alcol al di
fuori dei pasti è aumentata significativamente negli ultimi dieci anni - chiarisce il report - in particolare per via del
cosiddetto ‘binge drinking', ovvero il bere appositamente per ubriacarsi, consumando grandi quantità di alcol nel giro di
poche ore".
NUMERI. Stando ai dati, l'atteggiamento riguarderebbe più del 20 per cento dei ragazzi fra i 18 e i 24 anni e il 17,4 fra i
25 e i 44 anni. Fra le ragazze, la percentuale complessiva è del 7,9%, ma nella fascia d'età fra gli 11 e i 15 anni la quota è
più alta rispetto ai coetanei maschi. In Toscana le cose non vanno certamente meglio, e sono sempre di più i giovani che si
rivolgono a strutture specializzate per curarsi dall'alcol-dipendenza. Nella sola provincia di Firenze sono quasi 11mila gli
alcolisti tra i 15 e i 64 anni. A ruota, nella classifica delle città dove si alza troppo il gomito, si trovano Livorno
(4.484 alcolisti), Arezzo (4.439) e Pisa (4.318). Si calcola, ancora, che i ricoveri ospedalieri tra i minori di 14 anni
(maschi e femmine) invece siano pari al 6,5 per cento. Un'enormità. Molte volte sono gli stessi genitori a rivolgersi ai
professionisti del Centro alcologico regionale dell'ospedale di Careggi, dove si viene sotto- posti a un percorso,
soprattutto psicologico, nel quale è necessaria anche la presenza della famiglia.
DIPENDENZA. "L'alcol - afferma la dottoressa Ilaria Londi del Car - è una sostanza tossica, potenzialmente cancerogena e
capace di indurre una dipendenza superiore rispetto alle sostanze o alle droghe illegali più conosciute. L'alcol puro,
apportando 7 chilochilocalorie per grammo, non è una sostanza nutriente, in quanto il nostro organismo non lo utilizza per
portare avanti le sue funzioni. È invece una delle cause di danno diretto a molti organi: i più colpiti sono il fegato e il
sistema nervoso centrale. I giovani, le donne e gli anziani sono considerati i soggetti più vulnerabili, perché il loro
organismo ha una ridotta capacità di metabolizzare l'alcol". Il Centro alcologico, negli ultimi anni, ha ottenuto grandi
risultati tra i ragazzi, sperimentando il "Mese della Prevenzione", un progetto approvato anche dal Ministero. "Il risultato
più grande - sottolinea la dottoressa Londi - è stato quello di realizzare materiali informativi omogenei su tutto il
territorio nazionale, di diffondere i punti di riferimento per questo tipo di problematiche e di iniziare a parlare di alcol
in termini di rischi e non solo di piacevole bene e patrimonio della nostra cultura".
Tanti, troppi diciottenni in terapia
Quando il pensiero diventa fisso, ossessivo, non si può più parlare di un innocuo vizio ma più drammaticamente di dipendenza.
Una schiavitù che imprigiona giovani e meno giovani, una assuefazione fisica e mentale che le associazioni di recupero degli
alcolisti conoscono bene. "Chi arriva da noi soffre di un disagio esistenziale, vivendo una vita che non ha più un senso",
racconta Claudia, responsabile dei comitati esterni della Toscana, gruppo Alcolisti anonimi. "Stiamo seguendo alcuni ragazzi
giovanissimi, molti intorno ai 18 anni, che sono incredibilmente schiavi della bottiglia più di un adulto. Perché per certi
ragazzi bere diventa l'unico modo per aggregarsi e trovare relazioni con altri giovani". Una trappola, dunque, che non fa
sconti a nessuno.
AIUTO. L'aiuto offerto al paziente è totalmente anonimo e gratuito: si tratta infatti di gruppi di auto-aiuto, che non
contemplano la pre- senza di psicologi o educatori. "Chi frequenta gli Alcolisti anonimi lo fa senza vergogna, perché il
nostro è una sorta di percorso spirituale con il quale si impara a vivere senza bere". L'associazione, che nasce negli Stati
Uniti nel 1935, raccoglie oggi a Firenze circa otto gruppi di auto-aiuto, frequentati da un minimo di tre a un massimo di 30
membri, per un totale di oltre 150 persone. "In Toscana - continua la responsabile - c'è ancora molta omertà nel riconoscere
la presenza, all'interno di una famiglia, di un figlio alcolizzato. Paradossalmente, è più facile ammettere che sia drogato.
Eppure l'alcol fa più vittime di tutte le droghe, essendo una sostanza subdola che si insinua come una malattia dell'ani-
ma". Recentemente si stanno sviluppando nuovi gruppi terapeutici, per sconfiggere il mostro dell'alcol. Al momento una
formula efficace è il percorso terapeutico dell'orienta- mento "all'esterno": quando il paziente riesce ad applicare all'
esterno i comportamenti acquisiti all'interno del gruppo può, grazie a questi modelli di comportamento appresi, instaurare
nuovi rapporti interpersonali.
GIOVANI. Per utilizzare sui giovani questa terapia un ruolo fondamentale lo hanno i genitori. Sono loro che devono
"disintossicarsi" (pur non avendone necessità) per dimostrare ai figli come si possa riuscire a vivere senza toccare una
goccia d'alcol. Dunque, il primo passo è fermarsi e riconoscere il problema, avere la consapevolezza del bivio di fronte al
quale compiere una scelta, una scommessa per se stessi e per il proprio futuro. La vittoria arriva già con la scelta di
entrare in terapia, un cammino faticoso, certo, ma che conduce verso la riconquista della libertà. A sentir parlar i
responsabili dei centri di ascolto e aiuto si scopre un mondo fatto di storie contrasta- te, di grandi dolori, di perdite e
di sofferenze, ma anche di gioie, recuperi e riappropriazioni.