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Qat: pianta tradizionale o droga globale?

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Pianta tradizionale o droga globale?


ROMA. Il qat è una droga quasi sconosciuta in Italia. Classificata come catha edulis, le foglie di questa pianta vengono masticate per sprigionare un principio chiamato cathinone, che provoca effetti simili a quelli dell'anfetamina. La Direzione Centrale per i Servizi Antidroga indica che in Italia sono stati sequestrati 660 kg di qat nel 2010, e 867 kg nel 2011; ma il carico da una tonnellata sequestrato all'aeroporto di Fiumicino il 20 Maggio scorso fa presagire un incremento delle esportazioni. I cartoni pieni di qat erano stipati su un volo proveniente da Addis Abeba e diretto a Londra.


Il traffico internazionale di qat è esploso negli anni Novanta, quando il crollo del prezzo del caffè ha spinto milioni di contadini in Etiopia e in Kenya ad abbandonare le coltivazioni di tipo coloniale, trasformando l'altopiano etiope e le pendici del Monte Kenya (dove il qat era già una tradizione millenaria) in immensi drug fields. A differenza del caffè e del tè, infatti, il qat ha i suoi vantaggi: può essere raccolto tutto l'anno, viene pagato all'istante e frutta molto più denaro dei suoi vecchi concorrenti. Le guerre civili degli anni Novanta hanno fatto il resto. Milioni di Etiopi, Somali e Kenioti si sono rifugiati in Europa e in Nord America, aprendo le nuove rotte del traffico internazionale.


Kenya ed Etiopia sono i maggiori esportatori.
Partendo da lì, i sacchi di qat raggiungono le zone più remote del pianeta: sfrecciano sulle autostrade polverose del deserto del Danakil ammassati sul retro dei pick-up, attraversano il golfo di Tagiura su piccoli gozzi modificati, e volano verso i quattro angoli del deserto dell'Ogaden stipati sugli aerei privati dei grandi trafficanti. Quella del qat è una corsa contro il tempo: gli effetti della pianta svaniscono in meno di 48 ore dopo la raccolta. "Il nostro sistema di traffico non è efficiente: è perfetto" dice Mark Odinga, un commerciante keniota. "Sai quanto ci mette una pianta ad arrivare a Londra? Meno di 16 ore".


Ma ci sono anche molte voci contro. "Il Kenya e l'Etiopia stanno opprimendo il mio paese con un nuovo tipo di schiavitù", dice Abukar Awale, leader del movimento somalo anti-qat. La battaglia di Abukar è partita dall'Inghilterra, dove il consumo è legale e in continua crescita tra i giovani disoccupati di origine somala ed etiope. Lì il mercato di qat genera più di 400 milioni di sternine in tasse, per un traffico quasi impossibile da quantificare. Abukar ha convinto Theresa May (ministro degli Interni conservatore) a vietare la droga, nonostante il consiglio di esperti convocato dallo stesso governo si fosse opposto alla messa al bando. Secondo recenti studi, il qat non è dannoso alla salute di chi non ne abusa.


Oltre a un approccio generale di stampo conservatore, alla base della decisione inglese c'è il timore che Londra diventi il fulcro di un traffico internazionale, laddove la droga è vietata nella maggior parte dei paesi europei e nordamericani. Un'altra ragione sono i sospetti fondati che dietro al traffico internazionale di qat si nascondano organizzazioni terroristiche e fondamentaliste islamiche come al-Shebaab, che se da una parte condannano l'uso di droga per motivi religiosi, dall'altra godono dei proventi derivati dal traffico.


Ma in Kenya si occupano soprattutto di proteggere il qat. "La nostra priorità è evitare che il qat venga processato chimicamente", dice Leandro Bario, presidente di Nyamita, l'associazione degli esportatori di qat del Monte Kenya. "Le foglie di qat vengono portate in Cina, dove vengono processate sinteticamente per produrre delle pillole rivendute poi in Europa". Nel 2010 il governo Britannico ha deciso la messa al bando del mephedrone, una droga sintetica derivata dal cathinone, dopo che 26 persone sembrano essere morte in seguito all'assunzione della droga. "Per noi il qat è una tradizione, oltre che un business. Vogliamo difendere la sua purezza".


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/12/05/news/qat_l_oro_verde_dell_africa-72739026/?ref=HREC1-22


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)