Quando l'alcol impedisce di essere genitori...
Quando l'alcol impedisce di essere genitori...
Quella che sto per raccontarvi è una storia vera: parla di amore e dolore. L'amore è quello di due genitori e di una zia
speciale per una dolce bambina, il dolore è quello della dipendenza dall'alcool. E l'alcolismo ha avuto la meglio sull'amore
e sul senso di protezione che un genitore dovrebbe nutrire nei confronti del proprio figlio.
Lui 43 anni, ex alcolista, lei 37 anni, badante rumena arrivata in Italia da qualche anno.
Si incontrano per caso ed è amore, non solo tra i due, ma tra i due e innumerevoli bottiglie di vino.
Lei rimane incinta quasi subito, ne sono felici, ma di una felicità inconsapevole, annebbiata.
La gravidanza sembra "procedere bene", lei continua a lavorare e a bere, lui continua a bere e a non lavorare.
È notte fonda, pieno inverno quando Jolanda decide che è il momento di vedere la luce.
La famiglia di lui, che nei mesi della gravidanza ha cercato di stare vicino alla coppia, saputa la bella notizia corre in
ospedale. Arrivati in reparto chiedono della piccola e le infermiere rispondono: "La bambina è nuda, non ha vestiti, non
possiamo metterla in corsia", i genitori non avevano provveduto ad acquistare alcunché.
Sentito ciò la zia della piccola corre subito ad acquistare il minimo indispensabile per poterla vestire, solo dopo riesce a
vederla: è minuta, 2,300 kg di bellezza, capelli neri e occhi da cerbiatto.
Dopo qualche giorno la madre con la piccola vengono dimesse dall'ospedale e tornano a vivere nella casa che fu dei nonni
paterni, ormai scomparsi.
La zia continua a provvedere al mantenimento di Jolanda comprando tutto quello di cui ha bisogno un neonato: latte,
pannolini , vestiti e quant'altro. Si occupa anche di lavarla e accudirla.
Dopo qualche settimana qualcosa va storto e gli equilibri si rompono. E' la stessa protagonista, la zia della bambina - che
per motivi di privacy chiamerò Lucia P. - a raccontarci cosa è successo: "Una sera mio fratello insieme alla sua compagna
decisero, poiché la piccola dormiva, di uscire a bere un bicchierino lasciando Jolanda di appena due settimane sola a casa.
Ma il paese è piccolo e la gente mormora, delle persone li videro e notarono l'assenza della bambina.
Sono intervenuti subito i servizi sociali , è scattata la denuncia in procura per abbandono di minore e il tribunale ha
deciso di affidare la bambina a me e mio marito, insomma alla mia famiglia."
Com'è cambiata la vita della sua famiglia?
"Jolanda ha sconvolto positivamente la nostra vita.
Io ho già due figlie grandi di 24 e 27 anni. Le ho avute giovanissima: avevo solo 17 anni quando è arrivata la più grande.
Oramai ero disabituata ai pianti di un neonato.
Da quando lei è arrivata abbiamo totalmente cambiato il nostro stile di vita, dimezzato le ore di sonno e ridotto le uscite.
Preferiamo stare con lei a casa, ci siamo resi conto che è irritata dagli ambienti che non riconosce come suoi, quando sente
il profumo della sua casa si tranquillizza.
Siamo innamorati di lei, è nostra figlia è abbiamo paura di perderla; non la lasciamo mai sola, lei ha bisogno del nostro
contatto."
Come sta Jolanda?
"Jolanda sta bene, sembra essere felice. Quando le parliamo lei ci guarda e sorride.
Abbiamo iniziato da pochissimo lo svezzamento e sembra apprezzare le prime pappe.
Ha la sua culla, i suoi vestitini, i suoi giochi e ha anche tutto il nostro affetto."
I suoi veri genitori cosa fanno adesso?
"Ora i suoi genitori frequentano il SERT per disintossicarsi e hanno chiesto di poter vedere la bambina.
La psicologa e l'assistente sociale che li monitora stanno stilando una relazione che sarà portata dal giudice il quale
deciderà se concedere ai genitori il diritto di visita."
C'è qualcosa che vi preoccupa?
"L'unica cosa che ci preoccupa e che Jolanda non subisca ulteriori traumi, ha già sopportato tanto durante la gravidanza.
Speriamo che la nostra bambina sia sempre serena."
Scritto da Mamma Elisa