Quando l'alcol rende schiavi: il coraggio di ricominciare a vivere
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Quando l'alcol rende schiavi: il coraggio di ricominciare a vivere
«Il coraggio e la ripresa», recitava così il titolo del convegno voluto e organizzato dall'Acat Langhirano, Associazione Clubs alcolisti in
trattamento , in collaborazione con Comune di Langhirano, Provincia, Comunità montana Unione Comuni Parma Est, Ausl, Sert che si è svolto nei giorni scorsi a Langhirano al Teatro Aurora.
Una giornata speciale che ha riunito quasi 200 persone tra i soci emiliano-romagnoli e i loro famigliari, utile per offrire esempi di
riscatto e speranza, per invitare a lasciare abitudini insane e pericolose che spesso finiscono per sconvolgere l'equilibrio della persona e
del suo contesto famigliare e sociale. Si è parlato di dipendenze, di ricadute, di forza e di libertà. All'appuntamento hanno voluto
presenziare autorità, medici e tecnici: Giuseppe Nardini, Roberto Simoni, Stefano Bovis, Giordano Bricoli, Marcella Saccani, Massimo Fabi,
Rita Cavazzini, Giuliano Giucastro, Cristiana Di Gennaro; a moderare l'incontro Rocco Caccavari. Il «coraggio»: per programmare e iniziare un
nuovo cammino pulito. E la «ripresa»: come una nuova luce, dopo il buio triste di un cammino assente, vuoto e pericoloso.
Il cuore della giornata è stato senz'altro rappresentato dalle numerose testimonianze che i presenti hanno condiviso. L'alcol come traditore,
che prima seduce e pare alleggerire la vita e poi distrugge e getta nella disperazione. Dai racconti di chi si è liberato dall'impietoso
aguzzino emergono elementi ricorrenti: la bottiglia che allontana dai figli, il bicchiere che manda in tilt la capacità di comprendere il
mondo e se stessi, il torpore della ragione e l'incapacità di mantenere rapporti con amici e famigliari.
«All'inizio ti illudi di poter smettere quando vuoi - ha spiegato un ragazzo -. Non è così. Quando ci si accorge di avere un problema di
dipendenza da soli non si riesce a risolverlo. L'Acat è stato e continua a essere un luogo in cui ritrovare insieme la forza».
«Non ho mai provato vergogna per il mio problema - ha raccontato una donna -. L'unica preoccupazione era quella di venirne fuori. Con l'aiuto del club mi sono riscoperta forte e mi è tornata la voglia di fare». In alcune realtà bere vino fa parte del quotidiano vivere, ma spesso da
abitudine si trasforma in dipendenza. «Io vengo da una famiglia contadina - ha spiegato un uomo -. La nostra colazione era: caffè d'orzo,
vino rosso, pane e zucchero. Il vino si beveva a merenda, a pranzo, a cena. E' quasi una cultura. Ma un giorno mi sono accorto che bevevo
decisamente troppo». Tanti anche i giovani che, anziché bere ogni giorno, esagerano nel fine settimana e lentamente si perdono.
«Io bevevo nei weekend - ha ammesso un ragazzo -. Non potevo continuare così. Parlare con chi ha avuto i miei stessi problemi è stato
fondamentale. Continuo a frequentare ancora il gruppo di Langhirano, nonostante il mio problema sia risolto. Ci vado perché sento che mi fa
bene e per recuperare il mio benessere». Ogni storia aggiunge qualcosa di utile in più agli altri per trovare la forza di uscire dal
problema, come quella di un altro uomo che ha confidato: «Come gratifica personale, ogni sera, prendo 10 euro e li butto dietro l'armadio
della mia camera invece di andarli a bere. Sono sicuro - ha aggiunto - che tra una decina d'anni potrò finalmente fare un regalo a mia
figlia. E pensare questo mi rende già una persona libera e felice».
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)