Quando sentivo il bisogno di stare vicino a mia mamma mi mettevo dentro all'armadio dove c'erano i suoi vestiti...
...quando sentivo il bisogno di stare vicino a mia mamma mi mettevo dentro all'armadio dove c'erano i suoi vestiti per sentire il suo profumo negli abiti... Ma mio papà mi tirò fuori con calci e pugni, e poi mi fece prostituire fino a...
Mi chiamo A.. Se ripenso alla mia infanzia mi torna alla mente l'immagine di una famiglia felice, fino all'età di 12 anni.
Nell'81, dalla Germania, andavo come al solito a fare le vacanze in Italia con mio fratello D., la mia mamma e mio papà.
Andavamo in un paese vicino a Modena.
Mia mamma essendo cresciuta in un orfanotrofio non conosceva la sua famiglia e, su consiglio di mio padre, si era deciso di cercarla.
I rapporti tra la sua famiglia e quella di mio padre non furono fin da subito buoni.
Quella sera, per futili motivi, dopo aver bevuto troppo, si finì con un forte litigio.
Da lì iniziò il mio calvario. Mia mamma restò con la sua famiglia, mio fratello ed io, avendo paura di mio padre, dovemmo andare con lui.
È solo in quell'occasione che mi resi conto quanto era importante per me mia madre perchè prima che succedesse tutto questo, ero sempre e solo attaccato a mio padre.
La mia mamma l'ho sempre tenuta lontana da me. Ben presto mi resi conto che persona mio padre fosse.
Finite le vacanze ritornammo a Friburgo in Germania, da lì a poco portarono via dalla famiglia mio fratello che fu allontanato per andare in un collegio.
Tutto questo mi portò ad essere irrequieto, a non avere più la capacità di essere concentrato sulle cose, di conseguenza mi mandarono in una scuola giornaliera per ragazzi difficilmente "educabili".
Da lì imparai cosa vuol dire la violenza. Come se non bastasse mio padre mi obbligava a scrivere lettere con contenuti che mai avrei voluto dire, del tipo "mamma se non torni sei morta per me". Mi sentii in colpa.
Avevamo un armadio grande con quattro ante: quando sentivo il bisogno di stare vicino a mia mamma, mi mettevo dentro all'armadio dove c'erano i suoi vestiti per sentire il suo profumo impregnato negli abiti. Così potevo sentirmi vicino a lei.
Ma mio papà, quando un giorno mi trovò li dentro, mi tirò fuori con calci e pugni, e poi come se non bastasse avendo un debito in banca, mi fece prostituire fino all'età di 15 anni e lì finalmente sono riuscito a ribellarmi, usando però la violenza.
All'età di 16 anni ero già in carcere minorile, mi scarcerarono all'età di 18 anni. (Già prima di andare in galera avevo iniziato con l'uso di sostanze).
Sono tornato finalmente dalla mia mamma, ma lei intanto aveva conosciuto un uomo che era diventato il suo compagno, ma lui non mi accettò.
E' vero, ero irrequieto, non sono cresciuto con delle norme, non avevo regole, perchè a mio padre interessava solo che portassi a casa i soldi derivati dalla mia prostituzione che mi obbligava a subire e dalla mia delinquenza.
Essendo in obbligo di leva partii per il militare.
Volevo precisare che adesso guardando i fatti con la consapevolezza che ho ora, tutto il mio vivere senza regole, tutte le ragazze che ho conosciuto da giovane, mi rendo conto che mi sono sempre attaccato a loro come se fossero state una linfa vitale per me e tra l'altro non ho mai lasciato una donna in vita mia. Sono sempre stato lasciato, perchè in loro cercavo sempre la parte dell'affetto materno.
Oggi sono consapevole di avere una grave dipendenza affettiva. Sono riuscito a prendere in mano questo problema soltanto attraverso il programma di cura.
La mia dipendenza ha riguardato diverse sostanze in base ai periodi, alcol sempre presente, lsd, allucinogeni, eroina e cocaina.
Non sono riuscito a dare valore a niente perchè l'obiettivo era la sostanza.
Su una cosa mi sono pentito tanto, che mia mamma mi abbia dato tante possibilità ed io non mi sono reso conto, o perchè non ero capace o perchè non sono mai cresciuto con delle regole, a dare valore alle sue parole e al suo affetto e significato perchè non sapevo cosa volesse dire, solo adesso mi rendo conto di quello che ho perso.
Questa consapevolezza mi pesa tantissimo. Mi piacerebbe farglielo capire alla mia mamma.
Dovessi lasciare un messaggio della mia esperienza, posso dire che paragono la vita del tossicodipendente ad una macchina che percorre una strada in mezzo ad un banco di nebbia, questo vale anche per la mente del tossicodipendente: come si accosterebbe l'auto attendendo che la nebbia svanisca per avere la strada più chiara e più visibile così deve fare il tossicodipendente, fermarsi e attendere.
È così che deve fare, ma non bisogna mai dimenticare che i banchi di nebbia sono tanti e purtroppo dobbiamo fermarci tante volte.. non bisogna mai darsi limiti di tempo.
Devo dire che la mente umana ha tante difese, la prima di tutte la rimozione di ricordi ed eventi spiacevoli, per questo è importante il confronto con il gruppo di cura e gli operatori di comunità, questo ti porta ad avere più autostima e avere la capacità di affrontare con più sicurezza le proprie difficoltà e le difese che mette in atto il cervello.
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