Quanto pesa l'alcol nell'insicurezza stradale urbana
Quanto pesa l’alcol nell’insicurezza stradale urbana
di Pierangelo Sardi (Psicologo, Presidente Ordine Nazionale Psicologi Italiani)
da il Centauro n. 138
Ho visto comparire sul sito di ASAPS, che consulto abitualmente, un dibattito sul peso relativo delle varie cause della
insicurezza stradale nelle nostre città italiane, molto peggiore che altrove. A parte la vivacità eccessiva dei toni, il tema
è rilevante e benvenuto. Condivido la proposta dell'arch. Coppo di estendere il nostro esame al di là dell'alcool. Mi
spingerei anche oltre le pur preziose indicazioni sulle configurazioni delle nostre strade urbane, che difendono gli utenti
deboli meno di altre europee. E' soprattutto il nostro "urban sprawl", la dispersione delle nostre conurbazioni, che si
contrappone disastrosamente alla sistematica densificazione che caratterizza invece le altre città europee: proprio la loro
densità invita tutti alla camminata, alla bicicletta, e poi all'uso del mezzo pubblico come loro integrazione per le poche
distanze maggiori. Viceversa, la dispersione delle nostre periferie le condanna prima ad usare l'automobile e poi, per
penetrare le tangenziali intasate, lo scooter. Questo grave problema peculiarmente italiano si sta ora guadagnando qualche
attenzione, anche se non complessiva e sistematica come dovrebbe. Quanto alle capitali, il CNEL ha ospitato questa primavera
un convegno di FENEAL-UIL di confronto fra Roma, da un lato, e Parigi- Amsterdam-Berlino dall'altro. Roma ha circa gli stessi
abitanti di Parigi, però dispersi su una superficie moltiplicata per dodici volte. Nessuno purtroppo ha collegato quel
confronto con la sicurezza stradale, nonostante il CNEL abbia competenza in materia. Ad Agosto, "L'Espresso" ha pubblicato
un'anticipazione sul PGT, Piano di Governo del Territorio di Milano, in cui si promettono sì dieci metropolitane (senza
spiegare come finanziarle) ma intanto si ridurrà la densità del territorio comunale dall'attuale 73% al 65%, costringendo
quindi altri milanesi ad uscire fuori dalla tangenziale e rientrarvi con lo scooter. Ho già provato a proporre questo tema al
GdL "Casa e Territorio" che coordino al CNEL, dove però altre urgenze italiane lo soverchiano. A parte quelle sedi
istituzionali, il tema sta circolando su internet. Da un mio conterraneo cuneese ho ricevuto la scorsa settimana un'email
dove lui da solo, usando semplicemente Google-Earth, confrontava le immagini delle cittadine tedesche perfettamente distinte
dai campi circostanti, e viceversa la conurbazione cuneese, appiccicata lungo tutte le strade extraurbane, e dunque
tristemente rassegnata alla motorizzazione privata individuale. E' una semplice email di un privato cittadino, che non spera
di trovare ascolto nelle autorità pubbliche. Certo le nostre città sono lontane da quelle europee, e non solo in queste
visioni complessive. Lo sono anche nei controlli alcolemici, comunque. La decuplicazione di questi controlli, avvenuta in
questi ultimi anni, sembra derivata soprattutto dalla liberazione di alcune migliaia di pattuglie della Polizia Stradale per
l'arrivo del sistema Safety Tutor nelle autostrade, che prima ne assorbivano circa metà: mi corregga il presidente Biserni se
sbaglio, ma questa provvidenziale migrazione mi sembra arrivata piuttosto sulle strade extraurbane che in quelle urbane, dove
le Polizie Municipali non hanno potuto tenere il passo con questo aumento esponenziale dei controlli. Abbiamo dunque seri
motivi per ritenere che nelle nostre città si guidi più bevuti che in quelle francesi, dove i controlli annui sono vari
milioni, e da molti anni: possiamo temerlo proprio per il ragionamento che fa l'arch. Coppo, e cioè che solo i controlli
massicci producono altrettanto massicce migliorie nei comportamenti. Nei decenni prima del Tutor, i nostri controlli
alcolemici oscillavano fra un centesimo ed un cinquantesimo di quelli francesi. Ora stiamo arrivando a frazioni con
denominatore che sta sulle dita di una sola mano, però prevalentemente sulle strade controllate dalla Stradale, e purtroppo
senza sostanziali progressi nei controlli su altre sostanze. La poli-assunzione, di alcool con misture di varie droghe,
sfugge ancora sostanzialmente a tutti i nostri controlli, pur essendo pericolosissima, molto più della sommatoria dei
rispettivi impairment. Le nostre statistiche ISTAT, che derivano da tali controlli, la ignorano a loro volta, costituendo un
circolo vizioso nella nostra programmazione degli interventi, come appare evidente dalla mancata menzione del problema nei 4
volumi della "IV Relazione al Parlamento sulla sicurezza stradale in Italia": ho voluto utilizzare l'occasione del Parere
obbligatorio del CNEL su tale Relazione per aprire difficoltosamente uno squarcio su questo scenario. Fra pochi mesi avremo i
risultati di DRUID, DRiving Under Influence of Drugs, alcohol and medicines, da cui vedremo con migliore precisione il peso
della guida sotto influenza nei vari Paesi europei. Spero che questo dibattito aperto da ASAPS prosegua utilmente sino ad
allora ed oltre: ne abbiamo un grande bisogno. In particolare vorrei contribuire a valorizzare il ruolo della Polizia nella
responsabilizzazione del conducente: l'enforcement in Italia non è purtroppo dotato dello stesso contesto che gli spetta
negli altri Paesi. Dovremmo invece cercare di accantonare le polemiche, almeno fra quelli che in Italia si impegnano per
poter affrontare e risolvere questi terribili problemi. I dati statistici, dopo le opportune elaborazioni e le preziosissime,
indispensabili correzioni reciproche, sono destinati a trovare la loro collocazione ordinata, l'uno accanto all'altro, come i
sampietrini, che non stanno lì per essere usati dalle folle in sommossa. Non c'è motivo di temere che chi evidenzia un
problema statistico lo faccia contro chi ne evidenzia un altro, se esistono le sedi adeguate per sereni confronti fra i
ricercatori, fra i decisori e fra gli interessati. In Italia scarseggiano ancora - chissà perché, visto che il PNSS le
prevede prioritariamente. Ringrazio dunque moltissimo ASAPS per offrire intanto una di queste sedi.
Psicologo, Presidente Ordine Nazionale Psicologi Italiani