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News di Alcologia

Quel sottile confine alcolico...

Quel sottile confine alcolico...

QUEL SOTTILE CONFINE ALCOLICO
Perché italiani, francesi e spagnoli sono amanti del vino, mentre tedeschi, inglesi e belgi sono grandi bevitori di birra?
Alle radici di una differenza di gusti che per lungo tempo ha diviso in due l’Europa.
Ma che sta lentamente scomparendo.


Autunno, tempo di vendemmia e di vino novello

Ma anche di Oktoberfest e di boccali schiumanti di birra. Due bevande che sono entrambe il risultato di una fermentazione alcolica (dell’uva in un caso, di un cereale nell’altro) e che tuttavia per secoli hanno contrapposto tra loro due “civiltà”: quella del vino, a sud, affacciata sul Mediterraneo, e quella della birra, a nord, oltre il fiume Danubio. Una separazione, apparentemente di natura solo etilica, che in realtà rispecchia le colture dominanti un tempo nelle rispettive fasce climatiche: la vite da una parte, l’orzo dall’altra.


Origini orientali

Eppure né il vino né la birra sono bibite nate in ambito europeo. La più antica giara di terracotta con residui di uva fermentata, risalente a 5 mila anni prima di Cristo, fu rinvenuta in un villaggio neolitico dell’Iran. Furono poi gli Egizi, tre millenni dopo, a fare della viticoltura un’attività su larga scala.


Anche la birra affonda le sue radici in Medio Oriente

Là i Sumeri avevano già scoperto, nel 3000 a.C., che combinando in proporzione diversa gli stessi ingredienti del pane (acqua, cereali e lievito) si otteneva una bevanda gradevole e leggermente inebriante. Dalla Mesopotamia la birra passò ancora una volta in Egitto, come testimoniamo le statuette in terracotta dipinta di donne intente a rimestarla negli otri.


Pane liquido

In effetti la birra degli antichi era molto più densa di quella che conosciamo oggi. E il suo sapore, prodotto dalla fermentazione degli zuccheri complessi dei cereali, tendeva all’agrodolce, non all’amaro. Né, d’altra parte, dobbiamo credere che il vino avesse lo stesso gusto di adesso: gradazione e resinosità erano così intense che era quasi impossibile berlo senza allungarlo con acqua o aggiungervi erbe, spezie, frutta o miele.

Fatto sta che per secoli i Romani snobbarono il «barbaro vino d’orzo», nelle parole di Tacito, ricambiati con uguale disprezzo verso il frutto della vite dalle popolazioni germaniche. Ancora nel XII secolo, in Inghilterra, il figlio di Enrico II Plantageneto si rifiutava di bere vino, considerandolo «una bevanda straniera».


Strade inverse

Col tempo la contrapposizione tra la cultura del vino e quella della birra assunse anche connotazioni religiose. Tanto il vino era bevanda sacra per la liturgia cristiana, quanto la birra lo era per i riti di molte popolazioni pagane. Così mentre questa penetrava dalle foreste nordiche e dalle steppe orientali verso il cuore dell’Impero romano sulla spinta delle invasioni barbariche, il vino compiva il percorso inverso al seguito dei monaci impegnati a predicare il Vangelo e a piantare vigne.


(...omissis...)


Marco Casareto


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://magazine.expo2015.org/cs/Exponet/it/cultura/quel-sottile-confine-alcolico


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)