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"Quindici euro per un litro di grappa"...

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"Quindici euro per un litro di grappa"
Davanti 300 persone, assemblea di fine incontri, sede "scuola per genitori".
Francesco - 18 anni - parla, confronto diretto, sui comportamenti e i pensieri dei ragazzi. Universo sconosciuto a molti genitori.
- Ma come fanno a ubriacarsi e farsi a 13 anni, se non hanno soldi? Almeno il mio non ha che cinque euro a settimana e tanti altri genitori

non danno di più.
Parla una mamma, microfono in bocca.
Francesco è colto in contropiede.
Però trova subito la realtà.
"Signora! se cinque ragazzi, tre euro ciascuno, li mettono insieme, possono comprare una bottiglia di grappa, quasi di qualità?".
Poi si ritira pensoso nelle spalle. La domanda è venuta così ...ingenua e disarmante che egli resta privo di argomenti e come senza forze.
La donna resta muta di schianto.
Il pubblico incrocia subito commenti e argomenti. Sul palco, dove ci sono pure un padre - da padre -, un imprenditore e un genitore arbitro

che anima il dibattito, si vede scuotimento di teste.
Questa banalità ha reso dinamica l'assemblea e piovono altre domande ...sceme.
A me, pure in scena, cominciano a prudere le mani. Mi verrebbe voglia di passare alle vie di fatto. C'è troppa gente là che ronfa, dorme e

passeggia su altri pianeti, metti Nettuno che assomiglia tanto a nessuno.
So bene quale sia il tema della prossima giornata mondiale contro la droga, il 26 giugno. Ma parlar di droga, alcol e dipendenze varie lo

sento banale di fronte alla voragine che si sta allargando tra il mondo dei ragazzi e il mondo degli adulti.
Parlare di educatori, insegnanti, genitori, allenatori, psicologi, psichiatri è già una cosa limitante e sbagliata. Altro che droghe! La

partita della vita si gioca oggi tra adulti infantili e ragazzi tenuti infantili, ma spesso più adulti dei loro genitori.
Comprendo lo stupore di Francesco, gli metto la mano sulla spalla. Mi guarda e spalanca gli occhi, come per dire: "Ma questi non hanno i

figli in casa? Come è possibile che non sappiano nulla di come vivono i loro figli?".
Lo invito: passa all'attacco.
Francesco riprende il microfono: "Io sono fortunato. I miei genitori mi hanno lasciato fare, con una certa libertà, tutte le esperienze che

mi piaceva fare, ma prima durante e poi volevano sapere e sapevano tutto di me, anche con mio disappunto. C'erano. Porca miseria, se c'

erano!".
E Andreina, 17 anni, all'altro capo del tavolo relatori (per modo di dire), rincara: "I miei genitori non mi hanno mai accompagnata a scuola,

fin dalla prima elementare. Ma io sapevo che papà o mamma mi guardavano nel primo tratto e si sarebbero interessati nei minimi particolari di

me, per cui mi sentivo responsabile e protetta nello stesso tempo. Non so perché, adesso sento a pelo di chi mi posso fidare o fiuto subito

chi fa lo stupido e irresponsabile, del cui comportamento sento non aver niente a che fare".
Il messaggio arriva chiarissimo sulle teste.
"Adulti fate gli adulti responsabili, non i bambini!".
Il problema dell'emergenza educativa è tutta qui.
Il cuore della giornata mondiale non può fondarsi sulle sostanze e sul contrasto a esse. Almeno qui da noi.
Passa attraverso l'interesse e la presenza ai bambini e ai ragazzi, un mondo che gli adulti ignorano perché ignorano d'essere diventati

adulti.
Gigetto De Bortoli


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)