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News di Alcologia

Raccontare e ascoltare. L'alcol si sconfigge così

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Lorenza Costantino
Una settantina di persone si sono date appuntamento per premiare chi ce l'ha fatta
«Un giorno, la segretaria del mio ufficio mi ha preso da parte. Giovanni, mi ha detto, puzzi sempre di alcol. È stato come uno schiaffo, mi sono vergognato, rendendomi conto della situazione che stavo nascondevo anche a me stesso. In quel momento ho deciso, non avrei bevuto mai più». Non c'è imbarazzo, nelle parole di Giovanni. Anzi, l'orgoglio di avercela fatta, pur con difficoltà, a spezzare le catene.
«Tante vite, tanti colori». E tante storie diverse, che però iniziano tutte allo stesso modo, con la caduta nella dipendenza dall'alcol: un tunnel da cui difficilmente si riesce a uscire da soli. Lo slogan, sul libretto di presentazione dell'Acat (Associazione dei club degli alcolisti in trattamento), dà subito l'idea della grande varietà di persone che frequenta questi gruppi, diffusi su tutto il territorio: 12 a Verona e quasi un centinaio in provincia.
Di ambo i sessi, giovani e anziani, sposati o meno, con o senza figli, di diverse fasce sociali e professioni. Le cause per cui tutti hanno cominciato a ricorrere alla bottiglia sono diverse. Il lieto fine cui tendono è liberarsi da questa schiavitù. E molti ce la fanno, incitati dalle famiglie e grazie al sostegno dei propri club di riferimento, composti ciascuno da un massimo di 12 alcolisti in trattamento, per facilitare il dialogo. Ieri, in una settantina, si sono ritrovati a Santa Lucia, nella verde cornice di forte Gisella, per festeggiare i membri che da più tempo non toccano alcol. Prima delle «premiazioni», si è passato un po' di tempo all'interno del forte, per parlare di sé, come si fa una volta alla settimana nei propri club, definiti anche «comunità multifamiliari». L'importante è raccontare e ascoltare le esperienze personali, sotto la guida del «servitore insegnante», che fa da moderatore, in modo da costruire un patrimonio comune per vincere la dipendenza. Il cambiamento passa attraverso l'amicizia e il reciproco sostegno, senza la paura di alcun dito puntato.
«Nel club, nessuno giudica», ha detto Patrizia, «ognuno dà un contributo con la sua testimonianza, un sorriso, una lacrima o anche solo con l'ascolto in silenzio. Impariamo a capirci e a rispettarci». E ha continuato spiegando come, nei casi più drammatici, si finisca per cercare nella morte il rimedio estremo alla propria dipendenza, per la disperazione causata spesso dalla perdita del lavoro, dall'abbandono da parte della famiglia e degli amici. «Ma se facciamo male a noi stessi, trasciniamo nel baratro anche chi ci ama. Non deve succedere, perciò frequentiamo i club. La gente che prima vedeva in me solo un'alcolista, ora mi considera una persona forte, un punto di riferimento».
Il discorso si è spostato sui figli degli alcolisti in trattamento: molti bambini erano presenti all'incontro. È giusto portarli? «Sì, loro vivono le problematiche della famiglia, vedono e capiscono tutto», ha spiegato una mamma, con i suoi bimbi di 8 e 6 anni. «È utile che comprendano anche lo sforzo del genitore per ritornare a una vita sana. Nel nostro caso», ha detto, commuovendosi, «hanno capito che il papà c'è, è forte, ci vuole bene e un po' alla volta sta recuperando uno stupendo rapporto con loro».
L'Acat si impegna anche nella prevenzione, soprattutto a livello giovanile, nelle scuole: «Gli adolescenti percepiscono il problema alcol meno degli adulti», ha spiegato Raffaella Bresciani, servitore insegnante e membro del consiglio direttivo. «Per loro, bere è un modo di sentirsi grandi, ma i genitori devono stare all'erta: non si può tollerare alcolici alle feste dei ragazzi, come fosse una cosa normale». Ma c'è una soglia di sicurezza da non oltrepassare? «No, il bere moderato non esiste perché non è quantificabile in modo oggettivo».
Per informazioni, ci si può rivolgere al dipartimento per le dipendenze del proprio Ulss di riferimento o al reparto di alcologia degli ospedali di Negrar e Marzana.
Oppure consultare il sito regionale dell'associazione: www.arcatveneto.it .