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Ragazzi bevuti

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"Emergenza alcolismo tra i minori".
"Nove milioni di persone in Italia abusano di alcol, 740 mila sono minori". "Il 67% degli under 15 dichiara di consumare abitualmente alcolici". Sono i titoloni allarmanti apparsi ad ottobre su tutti i più importanti giornali italiani. I dati riportati con un certo clamore sulle pagine dei quotidiani sono quelli raccolti dalla Consulta Nazionale sull'alcol e presentati a Roma, il 20 e 21 ottobre scorso, ad un convegno voluto dall'Istituto Superiore di Sanità.
Un convegno dove si sono confrontati molti esperti, impostato sui numeri, o meglio sui dati statistici elaborati, ma anche sulla necessità di trovare vie di uscita ad un problema che sta diventando sempre più grave e diffuso.
Dalla ricerca risulta, infatti, che un ragazzo su 5 inizia a bere tra gli 11 e i 15 anni, anche se esiste una legge che vieta di somministrare vino o birra a chi ha meno di 16 anni. Il barista, se in dubbio sull'età del cliente, dovrebbe chiedere un documento a chi ordina un alcolico. Nessuno lo fa. Anzi, per chi frequenta le discoteche, la consumazione è addirittura gratis. Perché non approfittarne?
Succede così che i ragazzi bevono sempre di più e sempre prima e l'Italia si trova ad avere perfino un record negativo: è il Paese in Europa con l'età più bassa per il primo contatto con le bevande alcoliche, 12,2 anni contro i 14,6 della media europea.
Per non essere "out"
Oggi la voglia di bere e ubriacarsi a ripetizione è per molti quasi una costante. Per molti, non per tutti. Fortunatamente, anche se i dati spaventano, perché 740 mila ragazzi che bevono (470 mila maschi, 270 mila femmine) non sono certo da prendere alla leggera, la maggior parte non si lascia incantare dalle sirene delle mode che vogliono vincente chi beve, anzi chi esagera.
Basta accendere la televisione e contare gli spot pubblicitari che invitano, anzi attirano come calamite i ragazzi, proponendo bibite dolciastre e piacevoli, ma ad alta gradazione alcolica. Passa così il messaggio che "se non bevi sei out", sei fuori dal giro, non sai vivere. E, se per caso, in discoteca, ti limiti a sorseggiare una gazzosa, beh... allora non sei connesso con il mondo.
Da un'indagine realizzata nel 2007, su un campione di 600 ragazzi che frequentano le cinque discoteche di Rimini è risultato che nessuno si ferma a un solo bicchiere. Si va ben oltre: le ragazze bevono fino a tre bicchieri per serata, mentre i maschi arrivano a quattro o cinque (il 40%). È facile immaginare quali siano le conseguenze, ma ai diretti interessati pare importare poco. Conta solo essere alla moda.
Chi prende questa rischiosa strada forse non sa quali gravi conseguenze porta il consumo di vino, birra o superalcolici, quale devastazione produrrà sul fisico ancora in crescita: danni biologici ma anche psicologici, che spesso si tramutano nell'inferno della dipendenza. E così si finisce per spappolarsi il fegato dalla cirrosi epatica o... fuori strada contro un muro o un'altra auto una volta usciti dalla discoteca.
Meglio usare la propria testa
D'altra parte, non ci vuole molto per mandare in tilt il cervello. Basta aprire durante una festa qualche lattina di birra o un paio di "cartoni" di vino e dopo tre, quattro bevute "l'effetto ottovolante" è assicurato: la stanza comincia a girare, gli oggetti si sdoppiano, si perde l'equilibrio, le parole vanno in libertà. Conseguenze: stomaco simile a un terremoto, testa che sembra un tamburo suonato, alito pestilenziale.
È la salute ad andarci di mezzo, sempre, e ancor più sotto i sedici anni, un'età in cui l'organismo non ancora sviluppato trova difficoltà ad assorbire l'alcol producendo danni anche sul sistema nervoso. Si ottengono così, a seconda dei casi, effetti depressivi o eccitanti: rallentamento dei riflessi, diminuzione della memoria, comportamenti violenti, svenimenti, quando non si arriva al "coma etilico", con rischio di arresto cardiaco.
Si diffonde così un vizio che andrebbe evitato come la peste. E invece pare che alcol e divertimento vadano sempre più a braccetto. Per molti è impossibile trascorrere una serata in allegria senza mettere sul tavolo qualche bevanda "forte".
Mille sono le ragioni che spingono i ragazzi e le ragazze a ingollare quantità industriali di birra o vino. Tra le più diffuse, farsi "belli" con la compagnia, provare nuove sensazioni, vincere la timidezza, seguire il "branco". Invece, si dovrebbe usare la propria testa, ricordarsi dei consigli dati dai genitori, pensare a ciò che è accaduto a quei coetanei convinti di essere più "furbi" degli altri e finiti male. Insomma, non serve bere per divertirsi o fare amicizia.
Sono anche i tasti su cui battono le campagne contro l'alcol orchestrate dal Ministero della Salute, purtroppo con risultati finora scarsi stando al "bollettino di guerra" che ogni fine settimana ci presentano i giornali e le tv. Consigli utili per non bersi il cervello solo per sentirsi grandi, spigliati, euforici. Dire di no all'amico che passa la lattina di birra è segno di personalità, non di debolezza. Vuol dire avere una "zucca" che funziona e ragiona. Perché i valori e le gioie vere stanno altrove. Certo non in fondo ad un bicchiere o ad una bottiglia di vino.
©Mondo Erre - Nadia Bergamini