Ragazzi parcheggiati davanti a TV e play station, questo il risultato
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CIVIDALE. Ragazzi parcheggiati davanti alla Tv, affidati alla play station, dimenticati da genitori troppo indaffarati. Prede facili della cultura dello sballo, della facile via all'evasione, sia dalla vita reale, sia dalle sue difficoltà. Un trentennio di esperienza alle spalle fra i giovani con problemi di dipendenza dall'alcol e dalle sostanze stupefacenti come operatore al servizio del Ser.T. Giuliano Riosa, da una manciata di giorni in pensione, è in grado di tratteggiare i contorni di un fenomeno in fase di rapida espansione nel Cividalese. «Quando abbiamo cominciato a lavorare nel settore delle tossicodipendenze ai sensi della legge 57 negli anni '80/'82 abbiamo ereditato una situazione che prima era gestita dal Campp - ricorda - allora il numero dei tossicodipendenti individuati nell'area dell'Usl Cividalese non superava la cinquantina. Ma già i risultati di un sondaggio del Cnr che distribuì 3 mila questionari fra gli alunni delle scuole superiori del Cividalese nell'88, evidenziò come il fenomeno legato al disagio giovanile fosse ben più grave: circa l'80 per cento dei ragazzi, in quell'occasione, ammise di prendersi almeno una sbornia al mese. Ne emerse un quadro allarmante secondo il quale il consumo di sostanze alcoliche cominciava già dai 12 anni, l'abuso dai 15-16 anni. Quanto al consumo di sostanze stupefacenti, si comprese che quei 50 casi ufficiali non erano che la punta di un iceberg. Ma questi dati non ebbero i risultati sperati. Dal '93 il Sert è stato chiuso a Cividale e accorpato a quello di Udine, dove sono stati convogliati gli operatori. A Cividale è rimasta l'Alcologia». Riosa ha seguito circa 1.500 famiglie nel Cividalese per per problemi connessi alle dipendenze ed è solito sottolineare come questi problemi si originino da famiglie in cui i ragazzi si ritrovano soli con le proprie insicurezze e con i loro problemi. «Il problema delle tossicodipendenze nella nostra zona, dopo che, agli inizi del 2000 sembrava in fase di calo, è di nuovo in rapida espansione. Sono intervenuti numerosi cambiamenti - sostiene Riosa - io ho cominciato lavorando con gli eroinomani ma, al tempo, i drogati erano segnati a dito, erano riconoscibili, avevano in media 30 anni e più, ed erano passati attraverso diverse esperienze. Oggi il problema della tossicodipendenza è molto più complicato: di solito si tratta di dipendenze multiple, che mescolano diverse sostanze e alcol, riguardano anche persone in giacca e cravatta e, sempre più spesso, i giovani. È indispensabile per le famiglie una vigilanza, un confronto con i figli che permetta loro di avvertire i campanelli d'allarme che già a 14-15 anni squillano». Il dialogo, il confronto, ma anche lo sport possono risultare vincenti per prevenire il fenomeno. Questo l'obiettivo perseguito dall'Associazione nazionale promozione sportiva nelle comunità, di cui Riosa è vicepresidente. L'associazione fondata da don Mazzi riunisce una cinquantina di comunità d'Italia con l'obiettivo di aiutare i ragazzi a trovare nello sport le risposte ad alcuni pesanti interrogativi.