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News di Alcologia

Ragazzi sbronzi, è ingiusto accanirsi solo sui bar

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I commercianti: Il problema esiste, ma la vendita nei locali ‘normali' non supera in media il 5 per cento

LA NAZIONE

I DIVIETI da soli non servono. Soprattutto se riguardano solo bar, pub e discoteche>>. Le associazioni di categoria dei locali, Fipe Confcommercio e Fiepet Confesercenti, sono d'accordo nel ritenere che il problema dell'abuso di alcol debba essere affrontato a più largo raggio. Le due federazioni si inseriscono così nel dibattito cittadino fra gestori, istituzioni e associazioni di studenti, soprattutto statunitensi, spesso accusati di bere più del dovuto e di contribuire, una volta persa la lucidità, al degrado cittadino. Proprio l'Associazione dei programmi universitari in Italia ha evidenziato ieri le responsabilità dei locali, pronti troppo spesso a cavalcare la moda (remunerativa) degli ‘shottini' e degli alcolici super scontati. <<Il problema esiste e vogliamo farcene carico- spiega il presidente regionale Fipe Confcommercio, Aldo Cursano-. I questa fase di crisi ci sono locali che, pur di sopravvivere, seguono la moda dello "sballo" e usano l'alcol come strumento promozionale. Questo atteggiamento va combattuto, aiutando chi rispetta le regole. E' invece inutile penalizzare l'intera categoria, con provvedimenti drastici come la chiusura anticipata. In un locale ‘normale' la vendita di alcolici non supera il 5% del fatturato e i clienti vengono aiutati a non varcare i limiti. Infine occorre intervenire su super market e negozi, dove i ragazzi si riforniscono per poi bere in strada, magari proprio quando i locali sono già chiusi. In base ai nostri calcoli l'80% circa degli alcolici non viene acquistato nei locali ma all'ingrosso o dai venditori ambulanti, spesso abusivi>>. Per questo, i gestori hanno apprezzato il provvedimento del Comune di Monza, primo in Italia ad aver impedito non solo la somministrazione di alcolici a chi ha meno di 16 anni ( prevista dal Codice penale), ma anche la vendita. <<Sull'abuso di alcol serve la collaborazione di tutti- proseguono Santino Cannamela, Uliano Ragionieri e Stefano Fontinelli di Confesercenti-. Nei locali trova spazio un desiderio di socializzazione, mentre le cause dell'abuso vanno ricercate nel disagio di una fetta del mondo giovanile. In questa direzione resta molto da fare, visto che le campagne di sensibilizzazione sono state fino ad oggi sporadiche e poco efficaci, mentre il vecchio accordo con le Università americane è parziale, perché sottoscritto solo con alcuni esercenti e superato dal Codice di Autoregolamentazione. La nostra offerta di collaborazione consiste, oltre che una piena disponibilità ad incontri ed accordi con chi si preoccupa del problema, in alcune proposte concrete. Prima di tutto proponiamo di integrare il Codice di Autoregolamentazione chiedendo ai gestori di pensare e promuovere bevande a minor contenuto di alcol. In questo senso, stiamo già organizzando dei corsi specifici.
COMUNE E PREFETTO potrebbero poi organizzare incontri con università e scuole, sia italiane che straniere, per pensare insieme iniziative che possano scoraggiare l'abuso di alcolici fra i ragazzi. Infine sarebbe utile che le istituzioni pubbliche studiassero campagne di informazione che i locali potrebbero impegnarsi a promuovere al proprio interno, mentre una collaborazione con il volontariato permetterebbe di monitorare le zone di ritrovo della città e di assistere chi ha abusato di alcolici>>. Per ora intanto, va avanti la collaborazione con i tassisti fiorentini che, d'accordo con i gestori, hanno accettato di portare gruppi di ragazzi a prezzi agevolati. Ma, a Firenze come in tutta Italia, l'idea di andare a bere o a ballare in taxi è ancora ben poco diffusa.