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Rednoze: le statistiche del finto farmaco antialcol

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Rednoze: le statistiche del finto farmaco antialcol
Riccardo Celi
La campagna pubblicitaria del Rednoze, il falso farmaco che doveva ingannare gli etilometri e che ha suscitato scalpore (ma anche una valanga di critiche), ha colpito nel segno. Grazie all'iniziativa, organizzata dal Modavi (Movimento delle Associazioni di Volontariato Italiano) e ideata dalla Kook Artgency, un'agenzia di comunicazione specializzata in marketing non convenzionale, sono stati accumulati dati significativi sulle abitudini "alcoliche" di chi ha cercato di procurarsi lo spray su internet.
IL QUESTIONARIO - L'acquisto "impossibile" di un farmaco inesistente ha però costretto gli interessati a venire allo scoperto e a compilare

un questionario vero piazzato online. Per chi s'è perso la vicenda (che ha visto SicurAUTO farsi complice consapevole dell'iniziativa dopo

averne scoperte, tramite un buon fiuto giornalistico e qualche telefonata, le vere finalità), ricordiamo che il farmaco, con grande

dispiacere di chi pensava di procurarselo per beffare le forze dell'ordine, non esiste affatto: era semplicemente un'invenzione, una campagna di sensibilizzazione sul problema dell'ebbrezza al volante messa a punto per lanciare un messaggio: non ci sono spray miracolosi che annullano l'effetto di una sbornia: l'unico metodo infallibile per non prendere multe salate e sanzioni accessorie ancora più gravi dovute all'ebbrezza alcolica (in base agli articoli 186 e 186 bis del Codice della Strada) è quello di non bere.
UNO SU 10 L'AVREBBE ACQUISTATO - Dai questionari compilati e spediti online dagli "acquirenti" del Rednoze sono stati ricavati oltre 2 mila

profili (cioè, quelli degli utenti più difficili da raggiungere con i metodi tradizionali) dai quali emergono numeri interessanti. Il numero

dei tentativi d'acquisto sul sito www.rednoze.it è risultato pari al 10,7% delle visite complessive. Insomma, pur tenendo conto del fattore

"semplice curiosità", il dato indica che circa un visitatore su 10 è più interessato a un sistema che gli permetta di eludere i controlli che

a risolvere i suoi problemi dovuti al rapporto scorretto con l'alcol. L'89,2% di chi voleva realmente acquistare lo spray è di sesso maschile

e la maggior parte ha un'età compresa tra i 23 e i 32 anni. Il 65% di loro dichiara di avere un tasso alcolemico superiore al limite massimo

che consente la guida già al momento di entrare in un locale, ma il 70% afferma di non essersi mai sottoposto a un alcoltest negli ultimi tre

mesi, il che la dice lunga sulla sottovalutazione del problema o, peggio, sulla completa noncuranza degli interessati.
MANCA LA CULTURA DELL'AUTOMISURAZIONE - Eppure, come afferma Irma Casula, presidente di Modavi, "i locali che vendono alcolici sono obbligati ad esporre gli strumenti per l'automisurazione del tasso alcolemico. Ciò può indicare solo due cose: o che i locali stessi non rispettano la legge, o che c'è ancora una grave carenza culturale sull'argomento. Delle due l'una, però credo che il problema non siano i locali, ma i clienti, a cui manca del tutto la cultura dell'automisurazione. È su questo che bisogna intervenire. Vorremmo evidenziare la necessità di portare la prevenzione non solo nelle discoteche, ma anche in altri contesti, erroneamente considerati meno a rischio, come i pub e i ristoranti. Tra le prossime iniziative del Modavi - ha concluso Irma Casula - potrebbe esserci proprio questo obiettivo, e forse sceglieremo nuovamente metodi provocatori e non convenzionali".
NESSUNA SEGNALAZIONE ALL'ANTITRUST - Insomma, chi ha attuato la campagna Rednoze è soddisfatto dei risultati ottenuti con i metodi non tradizionali tipici del guerrilla marketing. Ossia, proprio quei metodi che invece hanno generato molto scetticismo tra chi, a torto o a ragione, è convinto che si possa contribuire alla sicurezza stradale solo utilizzando quelli tradizionali, come Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, presidente dell'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada (AIFVS), che SicurAUTO ha interpellato telefonicamente qualche giorno fa per comprendere meglio la sua posizione. La dirigente ha confermato la sua ferma contrarietà a un'iniziativa definita "inopportuna" confermando che in merito è stata inoltrata una segnalazione all'Antitrust (cioè l'Autorità che vigila anche sulla correttezza delle inserzioni pubblicitarie) affinché accerti se la campagna Rednoze ha violato le leggi. Lo stesso, in un suo comunicato, ha dichiarato di aver fatto l'ASAPS, l'Associazione Amici e Sostenitori della Polizia Stradale. Tuttavia, una telefonata all'ufficio stampa del Garante ci ha consentito di accertare che fino a oggi (17 gennaio) nessuna segnalazione riguardante il Rednoze risulta essere stata inoltrata a quella autorità. Insomma, siamo in presenza di atteggiamenti minacciosi verso un'iniziativa anticonvenzionale, ma contro la quale non sembrano poi essere seguiti atti concreti, nonostante fossero state proclamate con forza azioni diverse. Proprio questo, e anche i violenti attacchi contro un'iniziativa che aveva comunque finalità positive, ci fa sospettare che qualcuna tra le organizzazioni che l'hanno criticata forse l'abbia fatto solo per vendicarsi di non essere stata coinvolta nel progetto. Come se la battaglia per la sicurezza stradale fosse una prerogativa di pochi eletti.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)