Reggio Calabria: lotta all'alcolismo con informazione e sensibilizzazione
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Cristina Cortese
REGGIO CALABRIA. «La Chiesa propone la terapia dell'amore. Questo messaggio di Giovanni Paolo II viene rilanciato da don
Bruno Cipro nel corso del convegno promosso dalla Fidapa Morgana «Alcolismo, piaga in espansione. La vita oltre il
bicchiere», diventando traccia significativa del dibattito ospitato al Palazzo della Provincia e moderato dalla giornalista
Maria Teresa D'Agostino.
Dopo l'introduzione della presidente Antonella Stirparo sul significato di un'iniziativa «finalizzata a sensibilizzare e
informare su un uso corretto e fatta rientrare nel tema del rispetto, promosso dalla Fidapa nazionale», le parole del parroco
di San Luca Evangelista immettono nel vivo della questione. Consegnano, infatti, alla Chiesa una missione fondamentale.
recuperare chi, nel suo percorso di vita influito da tante e tante variabili, finisce per abusare di alcol, stimolandolo «a
riscoprire la bellezza della vita contro quella ricerca errata di felicità o di star bene che certo non può risiedere nel
consumo di bicchieri uno dopo l'altro». Prende corpo, così, una chiara linea di intervento terapeutico-sociale, che va letta
anche alla luce del passaggio del dott. Antonino Guarnaccia, specialista psicologo, psicoterapeuta Asp 5, «per cui i nostri
tentativi falliscono laddove l'alcol diventa vera e propria malattia». Quest'ultimo, sul suo intervento dedicato alla
prevenzione e alla promozione della salute, innesta un quadro d'insieme tutt'altro che incoraggiante; dati che fotografano
l'alcolismo quale primo fattore di morte di malattie croniche tra i giovani europei, di cui uno su quattro perde la vita.
«Circa 37 milioni di italiani consumano alcol; il 41% di omicidi avvengono sono l'effetto di uso di droghe o alcol e il 10%
di tutte le malattie ha un correlato alcolico», aggiunge Guarnaccia, definendo il fenomeno «in netta espansione anche tra le
donne, perché, nel tempo, si è perso l'associazione del bere con la ritualità del pasto, trovando, invece l'alcol, quale
occasione di emancipazione, di farsi accettare dal gruppo e sempre più di moda, tanti altri modi di espansione nella vita
giornaliera, con l'aggravio di non essere percepito ancora nella sua gravità e di allentare la percezione del rischio».
Cosa fare, allora? «Bisogna intervenire sulle agenzie educative, genitori e scuola, per informare, sensibilizzare e
scardinare luoghi comuni», conclude Guarnaccia riprendendo la considerazione della presidente Commissione Igiene e salute
Fidapa, Anna Quero legata sui problemi che nascono quando «l'uso si associa ad aspetti sociali» ed ancora, avvalorando, con
riferimento ai giovani, un passaggio significativo di Giovanni Nucera. «Ciò che colpisce è che viene colpita la persona e ci
troviamo di fronte al fallimento della società», sottolinea il consigliere regionale, richiamando il ruolo delle Istituzioni
nel predisporre un sistema di potenziamento delle politiche di prevenzione che, sul nostro territorio, lasciano a desiderare.
Anche perché - aggiunge - non sempre i Sert hanno gli strumenti adeguati per dare sostegno». Il convegno, che ha visto la
presenza delle associazioni Alcolisti anonimi e Familiari degli alcolisti, ha registrato ancora gli interventi della
presidente Avo della nostra città, Roberta Zehender, della referente commissione rapporti con il territorio della Fidapa,
Clelia Scarano e di Irene Tripodi, che, nella sua qualità di componente della commissione nazionale progetti Fondazione
Fidapa, rilancia «il sostegno della Fondazione alla Fidapa che, a sua volta, supporta le donne come nucleo fondamentale della
famiglia in una visione sistemica con la società».