Regione Calabria: intervento economico per sostenere la prevenzione
Regione Calabria: intervento economico per sostenere la prevenzione
L'intervento della Regione nel campo della lotta alle dipendenze è stato chiesto, in una lettera aperta al presidente della Giunta, Giuseppe Scopelliti, e all'assessore alle Politiche sociali, Francesco Stillitano, dal responsabile di Legacoop Sociali, Quirino Ledda, che ha sottoposto loro le proposte della Legacoop Sociali. "La Regione - scrive Ledda - è vincolata ad un piano di rientro. L'impostazione data è quella di trattare il privato sociale come un qualsiasi privato che si muove nel settore della sanità. Gli ultimi contratti proposti al privato sociale fanno intuire un taglio del 50% di posti letto nella Regione. Infine l'investimento economico finalizzato alle dipendenze della Regione è il più basso della nazione (la media nazionale è dello 0,96 mentre quello della Calabria è dello 0,47). Se questa impostazione persiste, sicuramente le comunità terapeutiche saranno avviate verso la completa chiusura". "Tutti questi fattori - prosegue - hanno impedito qualsiasi forma di programmazione e di intervento sulle politiche finalizzate alla promozione, prevenzione e recupero nel campo delle dipendenze. Evidenziamo che tutta questa fase non ha mai visto, nella contrattazione, il coinvolgimento delle associazioni di categoria. Le dipendenze (alcool e droghe) nella regione hanno visto hanno visto abbassare l'età media di consumo, con particolare riferimento ai cannabinoidi. La sostanza dominante rimane l'eroina, in controtendenza con il dato nazionale, ma la percentuale di consumatori di cocaina è in rilevamento aumento. Preoccupa l'uso e l'abuso di cannabionodi da parte di adolescenti e pre-adolescenti, non per il consumo stesso ma per il fatto che vista la mancanza di controllo, il fumo viene spesso tagliato con sostanze che portano alla dipendenza. Tutto il mercato delle droghe è dominato dalla criminalità organizza la drangheta". "Le strutture accreditate definitamente in Calabria - afferma Ledda - sono 23 (tre sono di Legacoop), mentre 4 sono provvisoriamente accreditate. Delle 27 strutture presenti solo 4 sono cooperative mentre le altre sono associazioni. Il sistema attuale di riconoscimento delle comunità terapeutiche vede solo due tipologie di intervento. Quella terapeutica riabilitativa e quella pedagogica. Questa impostazione risulta eccessivamente riduttiva vista la complessità del fenomeno. I posti residenziali sono 468 mentre quelli semiresidenziali sono 113. Il totale degli utenti assistiti dai Ser.T (Servizio Tossicodipendenze) nel 2008 sono 3.505 di cui il 6,32% per problemi legati alla cannabis, l'84,97% per eroina ed il 7,13% per cocaina. Questi dati non prendono in considerazione il sommerso che difficilmente le strutture pubbliche riescono ad agganciare. In particolare rimane fuori la popolazione femminile, i giovani che si approcciano da poco al consumo di sostanze ed i consumatori di alcool". "La discussione sulle dipendenze è complessa, però - prosegue l'esponente di Legacoop - si possono individuare alcuni punti da cui partire, quali: il rilancio del principio di sussidiarietà inteso come verticale ed orizzontale che non si limita a permeare il rapporto pubblico-privato sociale ma che deve rappresentare anche lo strumento principale che regola il rapporto relazionale tra organismi pubblici di settore e livello ed anche tra organizzazioni del privato sociale di diversa ispirazione e mission; l'inserimento delle tematiche della prevenzione e dell'inserimento lavorativo nei Piani Di Zona; la diversificazione della proposta alle richieste di aiuto; riconoscimento della funzione pubblica del privato sociale; integrazione delle politiche socio-sanitarie, che portino al potenziamento delle azioni nel territorio; rilancio delle politiche di promozione e prevenzione che preveda il superamento di progetti di breve durata; valorizzazione delle azioni definite come allerta precoce che veda interventi di promozione e prevenzione all'uso ed abuso di sostanze stupefacenti già dall'asilo". "Preme chiarire - afferma Ledda - che tali azioni non prevedono la discussione sulle sostanze stupefacenti, ma prevedono l'accompagnamento e il potenziamento degli strumenti che portano alla soluzione dei problemi. Gli attori coinvolti parleranno di relazioni, di ansia di prestazione, di amori, di famiglia tutte tematiche che se subiti in maniera passiva e/o deviata posso portare a comportamenti deviati e devianti". "Inoltre- prosegue Ledda - serve il riconoscimento delle figure che da anni lavorano nel settore e la promozione di una formazione continua e la regolarità nel pagamento delle rette e dei progetti finanziati". Infine, conclude Ledda, serve "un investimento più congruo da parte di tutti gli enti, nel settore delle dipendenze e del sociale, che ci porti almeno in linea con la media nazionale"