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Regno Unito: la nuova legislazione contro l'abuso di alcol

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REGNO UNITO: LA NUOVA LEGISLAZIONE CONTRO L'ABUSO DI ALCOL, VOLUTA FORTEMENTE DAL PREMIER DAVID CAMERON, È REALTÀ: DAL 1 GENNAIO 2014 PREZZO MINIMO DI 40 PENCE PER UNITÀ ALCOLICA. E UNA BOTTIGLIA DI VINO COSTERA' 3,60 STERLINE IN PIU'
Adesso è ufficiale: il Governo inglese di David Cameron ha introdotto una nuova legislazione
studiata ad hoc per cercare di combattere l'abuso di bevande alcoliche nel Regno Unito, proprio come aveva promesso il premier britannico, deciso a porre un limite al consumo eccessivo di alcolici già a febbraio. A partire dal 1 gennaio 2014, quindi, è stato previsto un giro di vite sul consumo di alcolici anche in Galles e Inghilterra, dopo che la Scozia ha già varato misure restrittive in questo campo su iniziativa del governo di Alex Salmond.
Per quanto riguarda Londra e Cardiff, Cameron ha deciso di introdurre un prezzo minimo di 40 pence (48 centesimi di euro) per unità alcolica, ovvero per ogni grado percentuale di alcol contenuto in una bevanda, venduta nei supermercati. Tradotto in termini pratici, significa che l'aumento dei prezzi è destinato a essere avvertito in maniera più significativa su vini e superalcolici come vodka, whisky e brandy, ma tocca da vicino anche le vendite di birre e sidro in grandi quantità. Non a caso le contromisure studiate da Cameron prevedono anche il divieto di offerte sull'acquisto combinato di alcolici, molto popolari in Inghilterra, con numerose promozioni che consentono di comprare due bottiglie al prezzo di una.
Per giustificare la sua decisione il premier ha puntato il dito contro il fenomeno del "binge drinking": "è un problema serio per questo Paese e non ho bisogno di accampare scuse per volerlo combattere. So che questa mossa non sarà universalmente popolare, ma la responsabilità di essere al governo è quella di fare la cosa giusta non quella più amata". Prima di decidere l'aumento dei prezzi di vendita degli alcolici, il premier conservatore ha deciso di ascoltare il parere di esperti e associazioni mediche del Regno Unito, consapevole che oggi i costi economici e sociali dell'abuso di alcol siano un problema primario: solo nel 2011 sono stati 200 mila i ricoveri ricollegabili all'abuso di sostanze alcoliche negli ospedali inglesi, mentre dati risalenti al 2007 parlando di 2,7 miliardi di sterline (3,3 miliardi di euro) spesi dal servizio sanitario nazionale per assicurare cure, trattamenti e servizi agli etilisti d'Oltremanica. Assai maggiori le cifre pubblicate dal Financial Times che ha calcolato in "21 miliardi di sterline ogni anno l'impatto sui conti pubblici dell'epidemia alcolica nel Regno Unito". Come riportato dal Guardian, "Cameron ha stimato che l'introduzione del prezzo minimo obbligatorio di 40 pence per unità alcolica significherà 50.000 crimini e 900 decessi in meno ogni anno ricollegabili all'etilismo". Il Telegraph, invece, ha tentato di calcolare l'impatto delle nuove norme sui prezzi al consumo in vigore nei supermercati inglesi e gallesi a partire dal 2014: "il prezzo minimo di una bottiglia di vino è destinato ad aumentare di 3,60 sterline (4,30 euro), una singola lattina di birra costerà almeno 80 pence (0,95 euro), mentre occorreranno dalle 10,40 alle 11,20 sterline (12,45 -13,40 euro) per acquistare un qualsiasi superalcolico". Un listino prezzi che potrebbe fare raddoppiare la spesa sostenuta dagli inglesi abituati a fare abbondanti scorte di alcolici alla vigilia dei weekend, pur avendo un impatto ridotto sul singolo acquisto. "Quando la birra è meno costosa dell'acqua- spiega Cameron - è sin troppo semplice per le persone ubriacarsi di alcol a buon mercato a casa ancora prima di mettere piede in un pub. In quest'ottica, l'introduzione di un nuovo prezzo minimo per unità alcolica non toccherà chi beve in maniera responsabile o le attività commerciali, ma cambierà le abitudini di chi fa un consumo eccessivo di bevande etiliche". Fonti del Governo, intanto, hanno stimato che oggi chi beve abitualmente più di 50 unità alcoliche a settimana, dovrà spendere 135 sterline in più all'anno per non rinunciare alle proprie cattive abitudini. Un sacrificio economico che il Primo Ministro spera possa scoraggiare gli alcolisti d'Oltremanica.
Pur essendo stata accolta con soddisfazione da più parti, non ultimo il mondo medico, quello accademico e le forze dell'ordine, la battaglia anti alcol di Cameron ha lasciato perplessa una parte dell'opinione pubblica. Sulla scena politica, inoltre, alcuni deputati conservatori ritengono che le nuove norme siano penalizzanti nei confronti di chi beva con moderazione, stimando un aumento dei costi per i consumatori pari a 700 milioni di sterline ogni anno. E alcuni commentatori temono che le nuove norme per limitare il consumo etilico possano entrare in conflitto con le leggi sul libero commercio in vigore nell'Unione europea, venendo dichiarate illegali da Bruxelles. Critiche, e c'era da aspettarselo, anche le reazioni dei rivenditori: "è semplicistico pensare che l'introduzione di un prezzo minimo obbligatorio per la vendita di alcolici sia una panacea per tutti i mali legati di chi beve irresponsabilmente. Questo è un fenomeno che ha radici culturali più profonde e oggi i negozianti sono fortemente coinvolti nell'informare ed educare i consumatori a cambiare le proprie abitudini d'acquisto", ha dichiarato Andrew Opie, portavoce del British retail consortium alla Bbc News. Un'opinione influenzata dal fatto che le misure di Cameron non toccheranno pub e locali dotati di licenza per la vendita di alcolici, abbattendosi unicamente sulla grande distribuzione. Le frasi di Opie, tuttavia, non propongono soluzioni concrete. In attesa di capire se decessi, crimini e costi sociali ricollegabili all'etilismo diminuiranno a seguito della nuova legislazione varata dalla coalizione di governo, a Cameron va quantomeno riconosciuto di averci voluto provare.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)