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Rensselaer AI Reasoning Laboratory: robot e intelligenze artificiali avranno bisogno di drogarsi?

Rensselaer AI Reasoning Laboratory: robot e intelligenze artificiali avranno bisogno di drogarsi?

Robot e intelligenze artificiali avranno bisogno di drogarsi?

Studiosi di intelligenza artificiale si chiedono se le macchine ragionanti del futuro avranno la crisi d’astinenza del lavoro per il quale sono programmate o si faranno un virus per divertimento

Le macchine intelligenti dovranno “impasticcarsi”? È il quesito futuribile che si pongono studiosi di intelligenza artificiale.

Se le macchine AI dovessero esser costruite sul modello umano, la risposta è affermativa, quantomeno secondo alcuni di loro come il prof. Selmer Bringsjord, preside del dipartimento di Scienze cognitiva al Rensselaer AI Reasoning Laboratory: “Se dovessimo concentrarci sul modo in cui la macchina operatrice può ragionare e compiere scelte razionali – o almeno plausibili – riguardanti ciò che fanno, allora somministrare droghe all’operatore AI sarebbe una decisione razionale”. Sebbene manchino molti anni prima che una macchina senziente, magari stressata dal troppo lavoro, possa fare una scelta del genere – per fortuna penserebbero quanti temono i rischi connessi alle macchine AI, un plotone nel quale il più celebre è Elon Musk – non è troppo presto immaginare gli sviluppi e le implicazione del pensiero deduttivo nelle macchine (almeno finché siamo solo noi capaci di pensiero immaginativo e di prefigurare le conseguenze di un atto).

Non si deve però pensare a un robot-samurai imbottito di allucinogeni o metanfetamine come le truppe di Hitler. Però l’unica strada per dare capacità cognitiva alla macchina, quindi di apprendere, è – secondo Bringsjord – fornirle una copia del modello di ragionamento e deduzione, ovvero del principio di operare una scelta. In pratica sarebbe contraddittorio voler creare una macchina che ragiona da sola per poi disinibire il “tasto” della decisione di doparsi con l’attività per la quale è stata progettata.

Secondo i teorici che studiano il problema, non si correrebbe il rischio della “dipendenza” dal momento che negli umani essa è frutto di un utilizzo edonistico oppure di evasione, che non verrebbe necessariamente trasferito alla macchina, anche perché nel suo caso non vi sarebbero necessità emotivo-biologiche, ma solo razionali. “Tutto ciò che solitamente associamo alla droga – dice ad Hopes and Fears John Licato, un altro ricercatore del Rensslaer AI Laboratory – come la dipendenza o le alterazioni non transiterebbero nella AI”.

Ma poi – sostiene David Brin dell’Institute for Ethics and Emerging Technologies – tutto dipende da cosa si intende per “dipendenza”, perché ci sono “dipendenze piacevoli positive”, come nella famiglia, o arte, o senso civico che non producono devianza. Ma come funzionerebbe dunque questa macchina che vuole “farsi”? Magari si preparerebbe un virus che le piace.

(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.gqitalia.it/news/2015/09/21/robot-e-intelligenze-artificiali-avranno-bisogno-di-drogarsi/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)