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News di Alcologia

Riflessioni di un alcolista

Riflessioni di un alcolista

SONO un ‘alcolista anonimo'. O meglio, un anonimo alcolista, dal momento che non faccio parte di alcuna associazione. Ho

letto l'articolo del 14/10 dal titolo ‘Se c'è un boom di alcolizzati significa che lavoriamo bene' e sono pienamente d'

accordo con le parole della dottoressa Galli, quando dice che i pazienti sofferenti di una dipendenza sono difficili da

raggiungere da parte del medico perché si vergognano a manifestare una richiesta d'aiuto. La dottoressa spiegava, in

sostanza, una storia che conosciamo bene, noi della categoria. Ma anche le persone ‘normali'. È la vecchia storia dello

stigma associato a un paziente psichiatrico o a un tossicodipendente. Lo stigma è ‘la malattia della malattia', che promuove

l'emarginazione, vanifica le cure e persino spinge il paziente al di là del punto di non ritorno. Questa malattia te la

attaccano le persone, quelle che ti credono un immorale, magari pure un delinquente, uno che sicuramente picchia moglie e

figli, che ha dilapidato il conto della famiglia e perché no... anche uno che va a prostitute. È più facile pensare così che

non a una persona diventata dipendente dall'alcol perché ha sofferto troppo di un lutto, o perché ha avuto una forte

delusione, oppure perché, semplicemente, vi è portato. Già, lo so che semplificare a volte è rischioso, ma di fatto c'è gente

che è predisposta alle dipendenze per cause naturali. E non è un bandito.
GLI ALCOLISTI li vedi alla stazione, per strada, ma alcolisti non sono solo barboni. Sono anche avvocati, insegnanti e

politici. L'alcolismo, essendo una dipendenza è una malattia mentale e nessuno è escluso dal rischio di ammalarsi di mente.

Come siamo esposti ad ammalarci di diabete oppure di ernia siamo esposti anche ad ammalarci di tossicodipendenza.
EPPURE nel primo caso non avremmo timori a chiedere dei giorni di malattia al nostro datore di lavoro, ma diremmo mai «Capo,

ho bisogno di un giorno per andare al gruppo di cura per gli alcolisti»?. Ecco perché gli alcolisti che prendono la

coraggiosa decisione di guarire sono costretti a chiamarsi ‘anonimi'. Devono esserlo. Ve lo dico io, che sono un alcolista,

io che una volta alla settimana vado in farmacia a comprare i farmaci che smorzano la mia voglia di alzare il gomito e vedo

gli occhi dall'alto di un camice bianco che mi guardano, che guardano la ricetta due, tre volte, per sincerarsi che non sia

contraffatta. Sono un alcolista perché nella mia vita è capitato di rimanere solo. E' così che mi sono ammalato di alcolismo.

Ma la vera solitudine l'ho conosciuta dopo.
Lettera firmata.