338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Rischi per chi abusa di cocaina: il cervello si riduce

cufrad news alcologia cocaina dipendenza danni cerebrali

Rischi per chi abusa di cocaina: il cervello si riduce
fonte: Elsevier
Il consumo di cocaina a lungo termine è associato a cambiamenti strutturali e funzionali del cervello. Mentre la letteratura

sul consumo e la dipendenza da cocaina nei modelli animali si è concentrata su una particolare zona del cervello, il corpo

striato, gli studi sull'uomo che hanno utilizzato una tecnica di ricostruzione morfometrica dell'encefalo detta Voxel-Based

Morphometry (VBM) hanno riportato una riduzione di materia grigia in diverse aree cerebrali. In uno di questi studi, 20

pazienti con diagnosi di dipendenza da cocaina e 16 controlli sani, tutti confrontabili per sesso, età, istruzione e

intelligenza, sono stati sottoposti ad una Risonanza Magnetica encefalica. I soggetti dipendenti da cocaina dimostrano una

riduzione di materia grigia nello striato e nel giro sopramarginale destro rispetto al gruppo di controllo. Gli anni di

consumo di cocaina rappresentano inoltre una variabile inversamente associata allo spessore cerebrale del giro frontale

mediale bilaterale, del giro frontale superiore di sinistra, del paraippocampo, del cingolato posteriore, dell'amigdala,

dell'insula, del giro temporale mediale destro e del cervelletto. Questi risultati dimostrano che la dipendenza da cocaina è

associata a ridotto spessore corticale nelle strutture cerebrali del sistema dopaminergico. Questa ricerca dimostra per la

prima volta con tecnica VMB la riduzione della materia grigia cerebrale su soggetti umani dipendenti da cocaina, rendendo

possibile il confronto con i dati già ottenuti sui modelli animali. Inoltre, lo studio sottolinea la relazione tra anni di

utilizzo della sostanza e ridotto volume cerebrale in numerose aree come conseguenza del consumo di cocaina.
Barrós-Loscertales, A., et al., Reduced striatal volume in cocaine-dependent patients, NeuroImage (2011),

doi:10.1016/j.neuroimage.2011.02.035