Roma capitale dei disturbi psicologici: ne soffrono sette abitanti su cento
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Sportelli gratuiti di consulenza psicologica. Dalla Fondazione Don Luigi di Liegro, che cura uno sportello telefonico gratuito per persone con disagi psichici - ora attivo solo il lunedì ma con prospettive di ampliamento - fino alla Sapienza, che offre con successo counseling psicologico agli studenti, è questo il nuovo e già richiestissimo servizio che Roma fornisce a chi la abita.
Una scelta «forzata». Tra depressione, disturbi d'ansia e attacchi di panico, la città è infatti la capitale italiana dei disturbi psicologici. Secondo le stime dell'Aupi (Associazione unitaria psicologi italiani), circa il sette per cento dei romani si rivolge a uno specialista perché affetto da tali disturbi. «Una percentuale consistente - dice Mario Sellini, segretario generale Aupi - se si tiene conto del fatto che la media nazionale è del cinque per cento e nel dato capitolino non rientra il sommerso dei disagi psicologici che, pur presenti, non hanno ancora intaccato la qualità di vita degli individui che ne sono affetti». Il ricorso a terapie psicologiche è prerogativa della classe medio-alta. Chi non può permetterselo, però, non vi rinuncia e ricorre a soluzioni alternative, da sedute singole a periodiche visite al medico di famiglia, trasformato in una sorta di «tutor» del benessere.
«L'età di chi chiede un aiuto psicologico si è sensibilmente abbassata - spiega Sellini - Fino a qualche anno fa era difficile incontrare pazienti con meno di 24 anni, oggi è consistente il numero di universitari e, addirittura, studenti delle superiori, già dai sedici anni. La richiesta maggiore viene da persone tra i 22 e i 35 anni». Non è un caso che a manifestare disagi psicologici siano soprattutto giovani. A determinare l'aumento di presenze, infatti, sarebbe la mancanza di prospettive. «La precarietà del lavoro - prosegue - comporta l'impossibilità di uscire di casa e rende precaria pure la situazione affettivo-emotiva, privando gli individui di un progetto di vita. Il ragazzo non diventa adulto, ma rimane figlio. Ha una sua stanza ma gli manca lo spazio vitale. Non può organizzare né la sua vita, né il suo ambiente. In tali soggetti le debolezze emergono più facilmente e, a lungo andare, si rischiano vere patologie». La precarietà non incide solo sullo sviluppo del singolo ma sull'evoluzione dell'intera struttura familiare. Le reazioni sono diverse. Gli attacchi di panico, finora ritenuti rari, hanno conosciuto un sensibile incremento. Come tutti i disturbi d'ansia. «Ogni medico sa che, venerdì e lunedì, più della metà dei pazienti in ambulatorio non ha problemi fisici, ma il terrore di due giorni di solitudine, nei quali sarà privato dell'eventuale contatto con il dottore. Il venerdì viene per prepararsi al distacco, il lunedì per sfogarsi dell'assenza».
Le patologie più diffuse sono depressione - con picchi per le donne e un crescente numero di casi tra gli adolescenti - e dipendenza da alcol e stupefacenti. O gioco d'azzardo. La mancanza di certezze o, peggio ancora, la certezza di non avere prospettive, porta molti a tentare la sorte con bingo, lotterie e gratta&vinci, nella speranza che ciò che manca nel quotidiano arrivi «dal cielo». Il problema delle dipendenze riguarda pure i giovanissimi. Alle classiche se ne aggiungono altre, come quella da realtà virtuale, che per l'Aupi si manifesterà in tutta la sua gravità nei prossimi anni: «Internet, per molti, rischia di diventare l'unica apertura al mondo. È qui che ci si emoziona, non nella realtà»