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Roma, dodici pub in dodici ore: la folle notte del bere

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Dodici pub in dodici ore: la folle notte del bere
Da San Giovanni e da Centocelle in onore del patrono d’Irlanda. A colpi di pinte di Guinness


di MARCO LODOLI


Le premesse del St. Patrick's Day, la grande festa irlandese per il loro santo nazionale, mettevano addosso una certa preoccupazione: alcuni pub hanno lanciato la Maratona della Birra, dodici pinte in dodici ore per partecipare all'estrazione di un viaggio gratis a Dublino. C'era da immaginarsi una carovana mezza sbandata in giro per Roma, ubriachi che vomitano e pisciano qua e là, forse qualche rissa, forse qualche ragazzo completamente obnubilato dall'alcol disteso sui parapetti del Lungotevere, e poi giù di sotto, come purtroppo è già capitato. Insomma, una festa impregnata di birra può facilmente degenerare, dodici pinte in dodici ore possono diventare la via crucis dell'alcol, forse c'è un modo migliore per ricordare l'Irlanda in questo giorno speciale. Mi sono tornate alla mente le canzoni e le immagini dei Pogues, la formidabile band irlandese di Shane MacGovern che negli anni Ottanta era sempre in bilico tra il punkfolk e l'autodistruzione alcolica.


Per capirne di più sono andato a controllare di persona cosa accadeva all'Highlander Pub di via di San Biagio, che i volantini indicavano come punto di partenza per questo viaggio al termine della notte. D'altronde, san Patrizio o meno, pare sia diventata un'abitudine il cosiddetto Pub Crawl, ossia il pellegrinaggio organizzato tra i santuari cittadini dell'ebbrezza, un locale e una birra, un altro locale e un'altra birra e via così, finché il fegato e le gambe reggono. Non sono passeggiate spontanee, serate matte venute fuori per caso: si tratta proprio di viaggi metropolitani studiati a tavolino tappa dopo tappa, o forse tappo dopo tappo.


Il primo sguardo agli avventori dell'Highlander - per altro, come il nome testimonia, birreria più scozzese che irlandese - mi ha dato qualche apprensione: indossavano quasi tutti una maglietta verde con la scritta "Irish Yoga in Rome" e disegni di personcine accartocciate in strane posizioni tra bottiglie vuote. Non le posizioni dello yoga, ma quelle scomposte degli ubriaconi, raggomitolati su se stessi o persi nel Nirvana dell'alcol. Però ho presto capito che si trattava di uno scherzo, di un buffo richiamo a una tradizione massacrante che per fortuna quasi mai si traduce in realtà. Certo, fuori dal locale una ragazza ballava da sola, quasi in trance, seguendo la musica del telefonino che teneva in una mano: e nell'altra mano un bicchierone spumeggiante di birra. Un paio di ragazzi parlavano a voce altissima di fidanzate crudeli, in un risentimento forse fomentato dall'alcol. Ma dentro il locale tutto era tranquillo, la maggior parte della gente seguiva su vari schermi la partita della Roma.


Mi sono avvicinato a tre signori con le birre in mano e gli occhi incollati a Totti e De Sanctis: "Ma quanti sono gli irlandesi a Roma?" ho domandato. "E che ne sappiamo noi? Noi siamo di San Giovanni". Ho riproposto la stessa domanda a una coppietta sbevazzante: "Boh, noi veniamo da Centocelle". Insomma, tre quarti di coloro che festeggiavano San Patrizio erano romanissimi, tremavano più per la possibile rimonta dell'Udinese che per la verde Irlanda. In effetti, quale irlandese di passaggio a Roma potrebbe ambire a un viaggio a Dublino? Viene da lì, perché dovrebbe sperare di vincere un premio per tornare a casa? "Non è necessario girare dodici pub - mi ha spiegato un ragazzo al bancone, regolamento alla mano - basta che bevano un po' di birra qua e conservino gli scontrini per l'estrazione del premio".


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/03/19/news/dodici_pub_in_dodici_ore_la_folle_notte_del_bere-81321533/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)