Roma: movida violenta, in arrivo nuove regole
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La movida romana è nell'occhio del ciclone. Dopo il clamore dei fatti di sabato notte a Campo de' Fiori in cui un gruppo di giovani si è scagliato contro i carabinieri che stavano arrestando un pusher, oggi è il momento delle riflessioni e della ricerca delle soluzioni. Pugno duro? Nuove restrizioni? Giro di vite? Probabile, anzi certo. Ma intanto il rischio che la movida romana si trasformi in quella sudamericana, quella per intenderci che scaglia noia e frustrazioni contro le forze di polizia, è pericolosamente vicino alla realtà.
A.S., lo studente 20enne fermato dai militari, ieri è stato scarcerato dal giudice monocratico (che pure ha confermato l'arresto in rito direttissimo) in quanto incensurato e perchè, come sottolineato dallo stesso giudice, «per la prima volta aveva tentato di vendere marijuana». Lo stesso pm Attilio Pisani in udienza non aveva chiesto misure cautelari nei confronti del giovane che potrà attendere in libertà il processo che avrà inizio il 5 ottobre prossimo per i reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Il giovane per ammissione degli stessi carabinieri ha sempre offerto «massima collaborazione». Certo, in casa gli hanno trovato 98 dosi di marijuana ma il giovane ha spiegato essere per uso personale. Proprio lui ha tenuto però a prendere le distanze da coloro che sono intervenuti in suo favore: «Io quei pazzi che hanno assalito i carabinieri nemmeno li conosco, anche io ho avuto paura di quello che stava accadendo». Insomma, quel branco ha agito per conto proprio, venti ragazzi che hanno preso prima a inveire, poi a colpire i militari tanto che per uno di loro, C.F., 17 anni, è scattato il fermo per resistenza e danneggiamento e la sua posizione sarà vagliata dal Tribunale dei minorenni.
Il sindaco Gianni Alemanno già domenica era intervenuto sulla vicenda ribadendo la necessità di «nuove regole per la movida» e che comunque «le regole sono inutili se non c'è certezza della pena». E per oggi è stato annunciato in Campidoglio alle 16.30 un vertice con il prefetto Pecoraro, il questore Caruso, il comandante provinciale dei carabinieri Tomasone e il comandante dei vigili urbani Giuliani «per fare il punto della situazione sull'andamento dei reati nella Capitale e sul rispetto della legalità in particolare nella vita notturna romana». Alemanno si è detto perplesso sul fatto che il pusher fermato dai carabinieri sia stato scarcerato. «E' un allarme - ha detto - che deriva dalla consapevolezza che il mantenimento dell'ordine pubblico in città deriva anche dagli esempi e dai messaggi che le istituzioni nel loro complesso riescono a dare nei confronti di ogni cittadino. E questi esempi non possono essere di indulgenza e di tolleranza rispetto a reati che non solo determinano il degrado in città ma manifestano assoluto disprezzo nei confronti delle forze dell'ordine». Dal canto suo, comunque, l'avvocato del giovane, Matteo Melandri, ha tenuto a ribadire il concetto che «certezza della pena non ha nulla a che fare con la custodia cautelare».
Ma il cuore del problema è la brutta deriva in atto nella società giovanile italiana. Secondo lo psichiatra Vincenzo Mastronardui ci sarebbe in atto un fenomeno preoccupante, «la diminuzione della coscienza morale collettiva». Il fatto però che tante persone siano intervenute a difesa dei militari lascia ben sperare per il futuro. La repressione funziona meglio se non cala dall'alto ma arriva innanzi tutto dal comportamento censorio della gente comune. Con quella parte migliore spesso tenuta nascosta per paura. Ma che in certe occasioni sa venire fuori.