Rovigo: convegno: "Cocaina, percezione del danno"
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Promozione della salute o prevenzione dall'uso di sostanze stupefacenti e abuso di alcol? Ne hanno parlato i medici del'Ulss 18 di Rovigo alla presentazione del convegno "Cocaina, percezione del danno, comportamenti a rischio, significati"
Rovigooggi.it 1 dicembre 2009
"La promozione della salute deve essere un ambito verso il quale si rivolge l'azione di molti soggetti, non riguarda solo i Servizi sociali o il Sert". Martedì 1° dicembre, la presentazione del convegno "Cocaina, percezione del danno, comportamenti a rischio, significati" che si terrà giovedì 3 dicembre nella Cittadella socio sanitaria di Rovigo a partire dalle 9.00, ha offerto importanti spunti per aprire un interessante dibattito relativo all'abuso e alla dipendenza da alcol e droga. Alla presenza di Marcello Mazzo, medico del Sert di Rovigo e di Emanuele Toniolo direttore del Dipartimento salute mentale dell'Ulss 18, è stata colta anche l'occasione per presentare il nuovo direttore dei Servizi sociali dell'azienda sanitaria locale, Carlo Scapin.
Da una parte Mazzo, secondo il quale l'assunzione di cocaina rappresenta sì un'emergenza, ma che va superata per ragionare a tutto tondo sull'uso di sostanze in generale. Forte di un'indagine svolta su 575 soggetti del territorio dell'Ulss 18, compresi nella fascia di età che va dai 15 ai 50 anni, Mazzo ha messo in evidenza come l'alcol sia ancora la sostanza che la fa da padrone in termini di abuso, con un evidente abbassamento dell'età di avvicinamento (15 l'età media del primo contatto), mentre alla cocaina ci si avvicina intorno ai 20 anni, per curiosità, innanzitutto, e per motivi di socializzazione. "Si deve fare sia un lavoro di rete, che un lavoro in rete - ha spiegato - coinvolgendo tutti gli enti del territorio, le istituzioni e le forze dell'ordine per fare prevenzione, ma, soprattutto, per promuovere la salute".
Dall'altra Scapin, il quale rileva come, nonostante le politiche di prevenzione già messe in campo aumentino, l'uso di alcol, cocaina e cannabinoidi (per citarne alcuni) anche. "La situazione è preoccupante - ha commentato - poiché al di là della curiosità e dell'effetto socializzante, c'è un male di vivere e un'assenza valoriale che affligge i consumatori di tali sostanze. Dobbiamo chiederci il perché di questo". E senza mezzi termini, va dritto al punto: "E' necessario parlare di modelli familiari e di crisi della funzione genitoriale". Per questo ritiene necessario interrogarsi se le risorse usate per fare prevenzione siano state spese bene, dal momento che "i risultati sono negativi - ha proseguito -. Perciò giro la domanda a tecnici e dirigenti, e alla comunità di conseguenza: perché? Solo con lo spritz stiamo educando una generazione di alcolizzati".
Gli ha fatto eco Mazzo: "E' necessario lavorare con i comuni, con gli educatori e con tutti gli enti preposti - ha risposto -, è inutile fare prediche. Più utile un lavoro continuativo con genitori e insegnanti, coinvolgendo tutte le sfere sociali. Del resto la tossicodipendenza è ben diversa dall'uso e dal consumo, fenomeno, quest'ultimo quanto mai eterogeneo. Perciò, al di là della prevenzione, il dialogo con il territorio per la promozione della salute potrà rivelarsi molto più utile".