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Rugby shock: alcol, sesso, stupri

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Alcol, sesso di gruppo e stupri: questi sono gli inquietanti retroscena del rugby australiano, rivelati giorni fa da 'Four Corners', un programma trasmesso dall'emittente televisiva di stato Abc. Sconcerta sapere che si tratta di pratiche diffuse e ben radicate all'interno della National Rugby League (il rugby professionistico a 13, una variante dello sport tradizionale molto diffuso in Oceania), pratiche su cui gli atleti mantengono un assoluto silenzio, proteggendosi a vicenda. Il programma ha riportato dettagli e interviste su varii episodi risalenti fino al 2002 e supportati dalla testimonianza di una donna, identificata solo come Clare, che, in un hotel di Christchurch in Nuova Zelanda, ebbe rapporti con sei giocatori della squadra Cronulla Sharks di Sidney. Non si sa se tali rapporti siano avvenuti a pagamento, quel che è certo è che la donna, che all'epoca dei fatti aveva 19 anni, è rimasta traumatizzata dall'esperienza durata quasi due ore. " C'era una fila di uomini davanti al letto e avevo mani dappertutto - ha rivelato, aggiungendo che, contemporaneamente, c'erano giocatori che si masturbavano assistendo alla scena -. Se avessi una pistola li ucciderei ora. Sono disgustosi, li vorrei morti".A distanza di cinque giorni dall'accaduto, la donna si rivolse alle forze dell'ordine per denunciare il fatto, ma nessuno dei giocatori identificati fu incriminato. Le indagini, infatti, rivelarono che la donna era consenziente e ancora oggi la polizia neozelandese che nel 2002 aveva definito la protagonista "giovane, ingenua e che stava diventando adulta", non intende riaprire le indagini. Il direttore esecutivo della Lega, David Gallop, in nome del rugby australiano, ha presentato scuse formali, non solo per l'incidente di Cristchurch, ma anche per tutti gli altri, definiti "dolorosi e indifendibili".I motivi che hanno spinto Clare a parlare pubblicamente, sono stati dettati, a detta della stessa donna, dal desiderio di far sapere alle compagne degli ex-giocatori cosa avevano fatto i rispettivi partner. Sono molti gli ex rugbisti coivolti nello scandalo, tra questi c'è anche l'ex giocatore e presentatore sportivo televisivo Matthew Jones. L'atleta ha confermato di aver preso parte al festino, si è dichiarato pentito ma ha anche aggiunto che la donna era consenziente. "La mia famiglia è angosciata e imbarazzata", ha poi spiegato l'ex degli Sharks (rugby a 13).Questo caso, comunque, è solo una piccola goccia di un mare ben più grande, un mare in cui molte ragazze accettano di fare sesso con un giocatore e poi rimangono vittime di abusi di tal genere. Lascia da pensare il parere degli esperti intervistati durante il programma che sostengono che il sesso di gruppo sia un modo per cementare i rapporti tra i giocatori, facilitando dunque l'affiatamento della squadra. Negli ultimi anni i club avrebbero intrapreso diverse iniziative per evitare che certi episodi si ripetano e che le donne siano sottoposte a trattamenti degradanti. Lo ha spiegato lo stesso Gallop, sostenendo, inoltre, che "tutti i giocatori devono accettare le necessità di cambiare atteggiamento verso le donne, oppure uscire dal gioco".