Russia: la strage dell’alcol contraffatto
Russia, la strage dell’alcol contraffatto
La più grande strage di civili del 2016 in Russia non è stata un disastro aereo, né un massacro a opera di terroristi islamici. Il più terribile assassino dell’anno è il Boiaryshnik, una boccetta da 250 ml di liquido trasparente, con un’etichetta ambigua che definisce il contenuto “lozione cosmetica”, dichiara di contenere il 75% di alcol e avverte di non ingerirlo. A Irkutsk, grosso centro regionale in Siberia, ha fatto 77 vittime in una settimana, e il bilancio potrebbe aumentare, con altri 16 intossicati ancora in ospedale. Tutti i pazienti avevano bevuto la «lozione da bagno», e non per errore: l’avevano acquistata apposta, come sostituto a buon mercato della vodka. Ma una mano misteriosa, probabilmente per far fronte alle massicce richieste per le festività di fine anno, aveva sostituito nelle boccette l’etanolo, l’alcol alimentare, con il metanolo, suo cugino letale.
L’allarme nazionale
Il governo ha lanciato un allarme nazionale, e dal 26 dicembre la vendita di tutti i liquidi non alimentari con contenuto di alcol è stata proibita per 30 giorni (con l’eccezione dei profumi e dei liquidi lavavetri). A Irkutsk sono state sequestrate decine di migliaia di boccette, retate simili sono in corso in altre città. Il presidente Vladimir Putin ha parlato di «orribile tragedia», il premier Dmitry Medvedev ha promesso misure urgenti e durissime contro i commercianti di alcolici contraffatti. Sembra però che la strage di Irkutsk sia soltanto la punta di un iceberg che sembrava sparito dagli orizzonti russi, e che ha ripreso a navigare nel mare di alcol che ogni anno - contraffatto o meno - si porta via 500 mila vite russe.
Si beve di tutto
Bere qualunque cosa possa produrre un’ebrezza simile alla vodka è una vecchia tradizione dei ceti più bassi del Paese, e già all’epoca sovietica l’acqua di colonia tripla, un flacone con liquido verde-azzurro e un odore che bruciava le narici, era praticamente introvabile, e veniva inviato nei negozi di profumeria a fine trimestre per chiudere i conti in forte attivo. Si bevevano l’antigelo, le tinture di erbe a base alcolica in vendita in farmacia senza ricetta («bouaryshnik» vuol dire biancospino, un comune rimedio calmante naturale), solventi industriali, acetone, colluttorio e perfino misture di lucido da scarpe diluito. Una delle più famose opere del “samizdat”, Mosca-Petushki di Venedikt Erofeev, era la bibbia dell’alcolizzato fai-da-te, con esotici cocktail come la «lacrima della ragazza del komsomol» (lozione purificante alla lavanda, profumo alla verbena, tonico per la faccia «Acqua di foresta», colluttorio, limonata e una goccia di smalto per le unghie).
Chi ricorreva a queste alchimie per risparmiare, chi per scavalcare le numerose barriere al consumo di alcolici: il semiproibizionismo imposto da Mikhail Gorbaciov alla fine degli anni ’80 non solo affossò la sua perestroika, ma contribuì ad aumentare significativamente i casi di cirrosi
(...omissis...)
copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)