S'instaura così una relazione di dipendenza affettiva e piano piano divento alcolista...
A 15 anni conosco quello che sarebbe divenuto mio marito, che aveva 30 anni e mi instrada all'uso dell'alcol per sedurmi: s'instaura così una relazione di dipendenza affettiva e piano piano divento alcolista...
Sono nata in una famiglia infelice. I miei genitori si detestavano, spesso ho sentito mia madre dare del ''fallito'' a mio padre, benchè evitassero di litigare davanti ai figli.
I miei genitori erano insegnanti, ma lo stipendio di mio padre era destinato quasi interamente alla sua passione: i cavalli (non da gioco, ma con l'obiettivo di cavalcarli e farli gareggiare).
I miei fratelli andavano in collegio fino alle 18 di sera, io uscivo all'una e passavo il pomeriggio insieme a mio padre, che aveva per me un affetto quasi esclusivo... Tutti i pomeriggi andavamo a cavallo e tutte le sere mio padre andava al bar a bere. Era alcolista, grave al punto da vedere i ragni sul muro. Il suo alcolismo non mi è mai pesato: quando tornava a casa la sera non gridava, non picchiava, era sempre molto buono.
Con mia made non avevo un buon rapporto, mi trascurava, preferiva i miei fratelli a me. Non ricordo un gesto d'affetto da parte sua nei miei confronti.
I miei fratelli non solo mi picchiavano, ma mi aizzavano contro gli animali.
Nel '60-'70 mio padre sparisce in Argentina, vittima del regime militare: più nessuna notizia da parte sua per nove lunghi mesi durante il quale vivo il sentimento di abbandono. Ricordo che mi svegliavo al mattino e il mio primo pensiero era per lui: - Dov'è mio padre ? - mi chiedevo sempre.
Stavo male, mi sentivo mortalmente sola.
Dopo nove mesi mio padre torna moribondo, ma non a casa: passa da un ospedale all'altro e poi in convalescenza in montagna e al mare.
Mia madre chiede il divorzio e io posso vedere mio padre solo un pomeriggio al mese e trascorro una breve vacanza con lui a dodici anni, in montagna.
Continua a bere, è magrissimo. Nel novembre del 1973, un mese prima del mio tredicesimo compleanno, muore di deperimento psico-fisico.
Con la morte di mio padre finisce la mia infanzia e inizia una brutta adolescenza.
A 15 anni conosco quello che sarebbe divenuto mio marito, che aveva 30 anni e mi instrada all'uso dell'alcol per sedurmi: s'instaura così una relazione di dipendenza affettiva e piano piano divento alcolista.
Mi separo nel '97, dopo vent'anni di relazione e rientro in famiglia.
Per un po' frequento gli Alcolisti Anonimi e smetto di bere. Chiedo ripetutamente e inutilmente ai miei fratelli di poter lavorare con loro nell'azienda di famiglia. Mi dicono di pensare ai bambini, che loro avrebbero pensato al resto. Mi danno una casa e per qualche anno non mi fanno mancare nulla, fino alla fine del 2003, quando mi viene diagnosticato il disturbo bipolare: cominciano a darmi sempre meno soldi. Intanto ho ripreso a bere, ma senza esagerare.
Nel 2005 non ho nessuna sicurezza economica: i soldi oggi ci sono e domani non si sa. Sempre nel 2005 muore il mio ex marito, gettando i bambini e la famiglia intera nella devastazione: per mia figlia cominciano le prime canne, per mio figlio la piccola delinquenza, per me più alcol e sempre meno soldi.
Sono depressa, mi curo poco e male. Mia figlia entra a sedici anni in una comunità minorile, mio figlio viene affidato alla zia paterna. E' dal 2006 che i miei fratelli non mi danno più soldi, accusandomi di non essere stata capace di allevare i figli e di essermi opposta all'affidamento di mio figlio alla nonna (mia madre). Vendo la macchina, i mobili e le suppellettili, faccio da badante per due anni per sopravvivere. Intanto bevo e accumulo ricoveri, undici in nove anni, dal 2004 al 2013. Ho la fortuna di essere usufruttuaria della casa dove vivo: quindi dal 2009 la do in affitto e vado a vivere in un monolocale. Il reddito è basso, soprattutto dopo l'uscita di mia figlia dalla comunità: lei così passa da una droga all'altra e nel frattempo mio figlio vive con la zia e ho pochissimi soldi per vivere (anche perché mia figlia mi deruba appena può).
La casa è piccola, non ci stiamo in tre, cosi i miei figli si alternano per stare con me e passano comunque lunghi periodi dalla zia. Impossibile trasferirsi in una casa più grande, visto che a stento arrivavo alla fine del mese. Mi abbatto, sono sempre più depressa, non prendo i farmaci e bevo... continuo a bere...
Decido di entrare in comunità quando mio figlio si trasferisce a Londra per lavoro e mia figlia entra in comunità: gli ultimi mesi sono stati terribili con i furti in casa, vivere alla giornata, lasciarsi andare, continui litigi con mia figlia (che vive insieme al suo ragazzo). Il 16 giugno mi taglio le vene e vengo trovata dal ragazzo di mia figlia che chiama subito il 118: è l'ultimo giorno che ho passato in quella casa.
Ora sono al CUFRAD, decisa a curarmi e guarire dall'alcolismo. Sono qui anche perché mia figlia veda che mi curo ed inizi a farlo anche lei (cosa che sta facendo). Qui ho trovato prima di tutto l'assenza di alcol, cosa che mi fa stare bene dato che finché sono qui non ne sento il bisogno. Ho trovato anche l'impegno dei miei compagni di gruppo a stare lontani dalle sostanze (cosa che mi fortifica di giorno in giorno) e l'impegno di tante persone che si prendono cura di noi (cosa che mi dà sicurezza).