Sanità pubblica per i malati di gioco. Il ministro Balduzzi: una vera patologia
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Sanità pubblica per i malati di gioco
In Italia il primato mondiale di spesa pro capite. Gli imprenditori: tavolo di confronto
Il ministro Balduzzi: una vera patologia. Riccardi: vietare gli spot. In Italia sono un milione; la metà, giovani e giovanissimi
In Italia il primato mondiale di spesa pro capite. Gli imprenditori: tavolo di confronto
ROMA - Sembra una parola gentile: ludopatia. Invece è una tragedia. Vuol dire «dipendenza dal gioco d'azzardo»: in Italia si stima che siano circa un milione i giocatori patologici, e la metà sono addirittura giovani e giovanissimi. Slot machine, gratta e vinci, lotterie, scommesse sportive: con 500 euro di spesa pro capite il nostro Paese detiene un primato mondiale. Un primato di cui davvero non si può andare fieri. Così il governo decide di correre ai ripari, ed è pronto a prendere provvedimenti.
Per cominciare: un «decreto interdirigenziale», come ha garantito Renato Balduzzi, ministro della Salute, annunciando anche che il Servizio sanitario nazionale prenderà presto in carico i malati da gioco. Mentre Andrea Riccardi, ministro per l'Integrazione con delega alla Famiglia, ha chiesto il blocco totale e definitivo degli spot sui giochi d'azzardo.
Spiega il ministro Renato Balduzzi: «La ludopatia sarà inserita nell'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) in modo da garantire il giusto percorso di prevenzione, cura e riabilitazione». Non ha dubbi il ministro della Salute: «La ludopatia va curata secondo le regole di una malattia. Occorre quindi rafforzare tutto il percorso di contrasto a questa malattia attraverso protocolli diagnostici-terapeutici, linee-guida e in generale tutto quello che si fa quando c'è una malattia. L'attenzione al problema è diventata finalmente generalizzata».
Si discuteva di ludopatia ieri in un convegno organizzato a Roma, a Palazzo Marini, intitolato: «A che gioco giochiamo? Un'oscura dipendenza» e il ministro Andrea Riccardi ha fatto sapere di aver chiesto direttamente al ministro dell'Economia di «inserire un articolo specifico nel decreto interdirezionale per evitare che singole patologie, curabili, diventino invece un vasto e drammatico costume sociale». Ma non solo.
Il ministro Riccardi ha rilanciato poi la sua crociata contro gli spot sui giochi d'azzardo: «Vogliamo vietare o, perlomeno limitarne la pubblicità» dice. E poi spiega: «Siamo in una fase di crisi economica e questo è un momento di grande vulnerabilità per i giovani, per coloro e per gli anziani con bassa pensione. Tante persone in ristrettezza possono scegliere di gettarsi nel gioco d'azzardo, raccogliendo il messaggio rassicurante che pesca proprio in questa fragilità profonda. Il nostro non vuole essere un falso moralismo, ma l'intenzione di riflettere su una patologia».
Massimo Passamonti, presidente di «Sistema gioco Italia» che aderisce a Confindustria, ha polemizzato con l'organizzazione del convegno, che ha escluso dal dibattito gli addetti ai lavori.
Ha spiegato Passamonti: «Ritengo errato nella forma e nella sostanza l'aver deciso di non invitare gli operatori del settore a un'occasione di dibattito pubblico e istituzionale di così grande rilievo». E poi ha aggiunto: «Sono state ignorate circa 5 mila e 800 imprese, 140 mila punti vendita, oltre 100 mila addetti, ovvero una vero e proprio settore industriale. Ma risulta ancor più sorprendente l'assenza nel panel dei relatori AAMS, l'autorità demandata dallo Stato a regolamentare il settore dei giochi. A nome di tutta la Federazione rilancio la proposta di un tavolo di confronto con tutte le autorità».
Alessandra Arachi
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)