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Sassari: in aumento il numero di ragazzini che bevono, e non solo nel week end

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A dodici anni alla ricerca dello sballo
Sassari, in aumento il numero di ragazzini che bevono e non solo nel week end. Boom di accessi al pronto soccorso

di Silvia Sanna


SASSARI. A metà della lezione, quando il medico spiegava con parole semplici a una platea più o meno attenta quanto può fare male esagerare con l'alcol, una studentessa ha alzato la mano: «Dottò, ma lei lo sa che il 90 per cento di noi il sabato sera si tira una mina?». Il dottore lo sapeva eccome, visto che nel fine settimana al pronto soccorso di Sassari c'è un traffico intenso di ragazzi in coma etilico, in preda a tachicardia e palpitazioni. E visto anche che nei test alcolemici eseguiti in seguito a incidenti stradali, è altissima la percentuale di giovani e giovanissimi (tra i 14 e i 21 anni) beccati con un tasso anche cinque o sei volte superiore al limite consentito: cioè 0 grammi per litro, mentre per tutti gli altri non deve oltrepassare 0,5 gr/l. Allora il medico Sergio Rassu, direttore del pronto soccorso del «Santissima Annunziata», ha spiegato a quella studentessa che con ogni mina (ubriacatura) se ne vanno via 100mila neuroni: polverizzati, uccisi dall'iniezione massiccia di alcol. E non sono pochi, anzi: corrispondono a quelli che si perdono in una giornata di vita. Al quel punto un altro studente ha sollevato la mano: «E in totale quanti neuroni abbiamo?».


La «mina» del sabato. La lezione, che si è svolta in un Liceo Scientifico sassarese, ha lasciato un senso di scoramento. «È un primo passo - dice Sergio Rassu - per aiutare i più giovani a prendere coscienza del problema». Al momento i ragazzi, almeno una parte di loro, non hanno consapevolezza dei danni provocati dall'alcol. La mina del sabato è vissuta con assoluta leggerezza, un divertimento innocuo che non lascia conseguenze. La preoccupazione, al massimo, può essere questa: «Se mi ubriaco il sabato notte, il lunedì in che condizioni sono?». È stata questa la domanda di un altro studente durante la lezione analoga organizzata dal dottor Rassu in un istituto superiore di Ozieri: il ragazzo, evidentemente all'esordio con l'alcol, voleva sapere se il lunedì mattina sarebbe stato in grado di andare a scuola, di studiare, di vivere insomma la sua normalità quotidiana.


Ubriachi in ospedale. Spesso li accompagnano amici poco meno sbronzi di loro ma che hanno mantenuto quel barlume di lucidità fondamentale per capire che c'è bisogno di un medico. Sono in coma etilito, non riescono a respirare, fa caldo ma loro sentono un freddo terribile. Altre volte camminano sulle loro gambe ma barcollano, biascicano poche parole, non reagiscono agli stimoli. In altri casi i ragazzini ubriachi chiedono aiuto perché sentono tachicardia, «ho il cuore a mille», e palpitazioni. Ancora più spesso sono reduci da un incidente stradale e quando vengono sottoposti al test alcolemico il risultato non lascia dubbi.


Più di uno al giorno. Il dato, dice subito Sergio Rassu, non è attendibile: 450 accessi di giovani e giovanissimi ubriachi al pronto soccorso di Sassari, nel 2012 che deve ancora finire. Una media, calcolando 365 giorni, di 1,23 al giorno. Il dato non è veritiero per difetto: «Ci sono tanti casi che sfuggono, quando il soggetto presenta sintomi non immediatamente riconducibili all'abuso di alcol. Siamo portati a pensare che il numero di giovani che si rivolgono alle strutture sanitarie dopo avere bevuto, siano di più rispetto al numero ufficiale».


Maschi ma anche femmine. I ragazzi bevono di più, iniziano prima e lo fanno più spesso. Ma le ragazze non stanno a guardare. La mina del sabato accomuna maschi e femmine, per chi ha già lasciato la scuola spesso c'è l'antipasto il venerdì. Ma le ragazze, a parità di consumo, sono più vulnerabili dei ragazzi: raggiungono più velocemente livelli elevati d'alcol nel sangue e smaltiscono la sbornia molto più lentamente.


La moda. Si chiama «Binge drinking», significa «bere per ubriacarsi» ed è una moda che arriva dal NordEuropa. Lo scopo è devastarsi, cioè raggiungere in fretta l'ubriacatura con un'abbuffata alcolica che prevede l'assunzione di 5 o più bevande (anche di tipo diverso) una dopo l'altra in un tempo molto breve. È il cosiddetto pre-serata: lo fanno soprattutto i minorenni prima di andare in discoteca, dove l'alcol è vietato ai minori. Ma anche i ragazzi più grandi, per ubriacarsi spendendo di meno.


Alcol test. Nel 2011 sono stati 119 i test alcolemici disposti a Sassari in seguito a incidenti stradali. La percentuale di under 22 beccati ubriachi alla guida è molta alta, e spesso i tassi rilevati sono da coma etilico. Tra i controllati, anche ragazzini di 14,15 e 16 anni alla guida di motorini: il tasso oscilla tra 1,5 a 3,6. Nell'anno in corso, i test eseguiti sono già 138: poco tempo fa una ragazza di 17 anni è stata pizzicata con 1,74, un quattordicenne ha fatto meglio, 1,91. Ma niente in confronto al diciottenne trovato barcollante che aveva soffiato nell'apparecchio sino a che nel display si era acceso il numero 2,3.


L'età più a rischio. La prevenzione, gli incontri degli esperti con gli studenti dovrebbero iniziare già alla scuola media. Perché è intorno agli 11-12 anni che anche i ragazzini sardi, come i coetanei di tutto il mondo, hanno il primo approccio con la bottiglia. La fascia d'età più delicata è considerata quella tra gli 11 e i 17 anni, la più a rischio è quella tra i 18 e i 24 anni. Perché se dopo avere bevuto, a volte anche parecchio, ci si mette alla guida di un'auto, le conseguenze possono essere devastanti.


Per questo il pronto soccorso di Sassari guidato dal direttore Sergio Rassu, in collaborazione con il Circolo per l'innovazione della medicina, ha organizzato incontri con gli studenti delle scuole superiori. L'obiettivo è mettere a conoscenza i ragazzi dell'effetto che l'alcol ha sull'organismo e su come altera i riflessi e la percezione del pericolo e delle distanze quando si sta al volante. Ai ragazzi sono stati distribuiti opuscoli il cui contenuto dovrebbe, in teoria, tenerli alla larga da tutto ciò che è alcolico. O, almeno, spingerli a darci un taglio con le mine.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)