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Savona: alcol, rancori e problemi psichici dietro l'omicidio

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Andrea Bonifacino con problemi di alcolismo e psichici potrebbe anche essere sottoposto a una valutazione peritale, ma siamo solo ai primi passi della indagine.
I primi accertamenti hanno confermato lo stato di ubriachezza di Andrea Bonifacino, 43 anni, l'assassino del cognato Max Molinari con una coltellata al cuore: aveva un tasso alcolico nel sangue pari a 2,62 ml per litro. La dinamica del tragico episodio è ormai quasi del tutto ricostruita con un particolare ulteriore: Molinari, colpito con una lama lunga 30 cm è stato trovato con la mano sul manico del coltello e secondo il primo esame obiettivo sul cadavere, in attesa della autopsia, avrebbe tentato di strapparlo dal petto in un estremo tentativo di difesa. Il fatto Una coltellata al centro del petto. Violenta, Devastante. Profonda. E l'ennesima lite famigliare tra due cognati finisce in tragedia. Teatro della drammatica vicenda è il giardino di una casa in località Giacchini, nelle vicinanze di un bosco alla quale si accede attraversando il ponte di Manfrin, sul lago, poco più di un chilometro prima del paese. Massimiliano Molinari, 38 anni, crolla a terra in una pozza di sangue. Senza un lamento di fronte agli occhi terrorizzati della sorella e della nipote che diventano così testimoni oculari di una vicenda devastante. La lama dell'arma gli spacca il cuore e quando arrivano i soccorsi per l'uomo non c'è più nulla da fare. L'omicida, Andrea Bonifacino, 43 anni, dipendente di una ditta di Millesimo, sposato con Marina, sorella del morto e padre di Jessica, una bimba di 13 anni che ha appena terminato la scuola media, attende l'arrivo dei carabinieri nel suo alloggio. Gli uomini della stazione di Millesimo faticano a mettergli le manette ai polsi, in mattinata verrà reso noto che aveva un tasso alcolico di 2,62 grammi per litro di sangue, oltre cinque volte il livello consentito dalla legge. Poi l'auto dei carabinieri schizza via verso valle prima ancora che ad Osiglia arrivi il magistrato di turno, il sostituto procuratore Giovanni Battista Ferro. E lì attenderà il primo interrogatorio con il magistrato che intende capire il movente del gesto dell'uomo e che ha voluto rendersi conto dello scenario del delitto. Un contributo importante a chiarire la dinamica dell'accaduto potrebbe arrivare proprio dalle due donne che hanno assistito al delitto. Mentre Andrea Bonifacino risponde alle domande del sostituto procuratore Ferro, in altre due stanze vicine della caserma dei carabinieri di Millesimo, Marina e Jessica raccontano la loro versione dei fatti. Fino a tarda sera l'unica certezza è che il delitto arriva al termine dell'ennesima lite scaturita per futili motivi tra cognati. I rapporti tra i due erano tesi da tempo. Tutti in paese conoscevano le vicissitudini di quella famiglia «ma nessuno di noi avrebbe mai pensato arrivassero a tanto. Qualche schiaffo, le mani addosso, ma ammazzarlo no» confida una vicina di casa ancora scioccata per l'accaduto. E invece ieri pomeriggio poco dopo le 19 la rabbia montata al termine dell'ennesima discussione arma la mano di Andrea Bonifacino. Dalle parole si passa ai fatti e il fendente non lascia scampo a Massimiliano Molinari, che abitava con la mamma Renza nella stessa casa colonica dell'omicida. L'uomo, dipendente della falegnameria Livio Rossi di Bormida, era conosciuto in paese. «Un bravo ragazzo» lo ricorda la titolare della Tavernetta delle Trote dove la vittima andava a mangiare la pizza. Nel centro dell'alta val Bormida arriva anche l'automedica di stanza a Cairo, ma al medico non resta altro che constatare il decesso. Rapporti tesi, quindi, ma cosa sia successo ieri sera non è stato ancora chiarito. E soprattutto il pm Ferro vorrà capire, approfondire le ragioni che avevano portato le due famiglie a non parlarsi, anche perché l'eventuale ipotesi dei futili motivi potrebbe rappresentare un'aggravante per l'omicida. La tranquillità dell'accaldato paese arrampicato sulle rive dell'omonimo lago è stata squassata ieri dal via vai di sirene che in pochi attimi ha segnalato a tutti la gravità dell'accaduto. «Pensavamo che si trattasse di un malore per il caldo - afferma Jose Borro - ma quando alla croce rossa hanno fatto seguito le macchine dei carabinieri abbiamo temuto».In effetti in quella casa di località Giacchini 14 si consuma una tragedia immane e che va a gettare ulteriore dolore e dramma sulla famiglia Molinari. Una quindicina di anni fa, infatti, Renza Molinari aveva già dovuto superare il dramma per il suicidio del marito Luigi. Un fatto che aveva toccato tutti e che sembra avere molte analogie con quello di ieri sera. L'uomo si era infatti impiccato in un casolare immerso nel bosco che lambisce l'attuale casa della morte. A distanza di tanto tempo sempre quel lembo di montagna che scende verso il lago si trasforma nel teatro di un secondo dramma. Questa volta trema l'intero paese. Troppo grande quanto accaduto. In un colpo solo due famiglie sono state distrutte.