Sbeffeggia il fratello, tenta di ucciderlo
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Ivan Bragato, vivaista, colpisce con una roncola il "rivale" per vendicarsi. Arrestato a casa dai carabinieri
IL GAZZETTINO
Sant'Angelo di Piove Domenica 15 Marzo 2009, L'alone della macchia di sangue è ancora lì. Sul ciglio di via San Marco a Celeseo, a cinque passi dal bar omonimo davanti al quale, alle 18.30 di venerdì, l'"happy hour" è sfociato in tragedia. Ivan Bragato, 40 anni, vivaista che abita al civico 5 di via Chiusa, con una roncola ha squarciato la gola a Daniele Dainese, 37 anni, operaio residente in via Villamora a Saonara. Una ferita lunga una spanna e profonda tre centimetri, che avrebbe potuto uccidere Dainese se la lama non si fosse fermata a pochi millimetri dalla vena giugulare. Banale il movente: annebbiato dall'alcol, Dainese avrebbe rivolto al fratellastro di Bragato, il ventisettenne Roberto Borile, degli "apprezzamenti" un po' troppo spinti. (*) Tanto è bastato a far perdere la testa al vivaista, che lo ha aggredito verbalmente intimandogli di smetterla. La discussione accesa si è trasformata in una furiosa lite. I due fratelli e Dainese sono usciti dal locale, davanti al quale si trovavano altre persone. Hanno continuato ad insultarsi fino a che Bragato, ancora vestito con la tuta da lavoro, ha estratto dalla tasca la roncola che fino a mezz'ora prima aveva adoperato per gli innesti delle piante. «Ti taglio il collo, ti ammazzo», avrebbe urlato contro Dainese brandendo il coltello. Tra lui e il rivale si è frapposto il fratellastro. Un altro avventore del bar è corso per sedare la lite. Ha afferrato Bragato da dietro, per i fianchi, tentando di allontanarlo. In un momento in cui ha allentato la presa il vivaista ha scansato il fratellastro e ha sferzato una roncolata nella gola di Dainese. La punta dell'arma da taglio si è conficcata sotto il lobo sinistro, aprendo uno squarcio verso il basso lungo dodici centimetri e profondo tre, fin sotto il pomo d'adamo. Il sangue ha iniziato a schizzare fuori, impiastricciando il viso e i vestiti di Dainese ma anche di Bragato. In tutto questo, nessuno ha chiamato i carabinieri. Quando Bragato e Borile se ne sono andati, Dainese ha trovato la forza di riprendere la sua Wolkswagen Polo e di tornare a casa. Nel tragitto, lungo meno di un chilometro, il sedile si è impregnato del sangue che usciva a flutti dal taglio. Quando è sceso era talmente zuppo, che ha lasciato delle impronte rosse anche sui sassolini dell'entrata di casa. Quando si è presentato davanti agli occhi della madre in quelle condizioni, per poco la donna non sveniva. L'ha caricato in auto e l'ha portato all'ospedale di Dolo, dove i medici lo hanno operato per suturargli la ferita e lo hanno ricoverato con una prognosi di quindici giorni.
Nel frattempo, il padre Fiorenzo si recava alla caserma dei carabinieri di Legnaro per denunciare il fatto. Dalla stazione e dal nucleo radiomobile di Piove di Sacco sono partite numerose pattuglie. Circa alle 19.30 una di queste ha raggiunto l'abitazione di Bragato. Vinte le remore della madre a far entrare i militari, l'uomo è stato trovato in bagno, dove aveva da poco terminato di lavarsi il viso e cambiarsi i vestiti e le scarpe. Nei suoi confronti è scattato il fermo per tentato omicidio ed è stato trasferito al carcere Due Palazzi di Padova. Del caso si occupa il pubblico ministero Scamurra.