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Scafato: "Zero alcol fino ai 18 anni è una norma di salute, non è proibizionismo"

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Alcohol prevention day 2013


ROMA - Zero alcol fino ai 18 anni è una norma di salute, non è proibizionismo. A dirlo alla DIRE è Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale alcol, CNESPS, in occasione dell'Alcohol prevention day. "Incrementare il livello di consapevolezza sui rischi dell'alcol è necessario- ha aggiunto l'esperto dell'Istituto superiore di Sanità (Iss)- perché più si ritarda l'avvio al consumo alcolico e migliore sarà il profilo di salute quando si diventa adulti".


L'alcol interferisce con "lo sviluppo del cervello e le evidenze scientifiche dimostrano che fino a 18 anni non bisognerebbe proprio consumarlo. Per cui- ha precisato Scafato- fino a quando non si è adulti, e non si è soprattutto adultizzato anche il sistema metabolico dell'alcol carente nei giovani, bisogna fare molta attenzione".


I comi etilici di cui si sente parlare negli adolescenti "sono legati anche a piccole quantità di alcol- ha sottolineato- a causa di questa incapacità di smontare la molecola dell'alcol che fa danno e intossica. Rispetto alla popolazione generale è chiaro che pensare a più di un bicchiere di bevanda alcolica per una donna, molto più vulnerabile dell'uomo, o più di due bicchieri per un uomo non è concepibile. Così come- ha affermato Scafato- non è concepibile che un anziano consumi più di una bevanda alcolica al giorno, dal momento che il sistema metabolico dopo i 65 anni ridiventa come quello di un adolescente".


Il direttore dell'Osservatorio nazionale alcol ha rimarcato il bisogno di fare rete con medici di base e pediatri: "Tutto il settore di assistenza primaria, che dovrebbe essere supportato in termini di integrazione, nella pratica quotidiana deve imparare ad utilizzare la strumentazione necessaria all'individuazione del rischio alcolico. È facile, si tratta di tre domande- ha spiegato l'esperto dell'Iss- basta chiedere quanto si consuma, con che frequenza e se è capitato di ubriacarsi. C'è uno strumento che si chiama ‘Audit' e consente di rilevare dei punteggi: se il punteggio è elevato, più di 4 per le femmine e più di 5 per gli uomini, allora il medico sa chi ha davanti e sa come comportarsi". Bisogna integrare il lavoro dei pediatri e di tutti i medici di base che visitano gli adolescenti, perché "prima intercettiamo e prima abbiamo la possibilità di poter dialogare con la persona ed incrementare così il suo livello di consapevolezza". In questo modo "abbiamo la possibilità di ridurre del 25%, nella nostra popolazione, il consumo di bevande alcoliche in eccesso. Uno strumento non invasivo- ha concluso il direttore- che viene usato in tutto il mondo, integriamolo anche in Italia".


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)