Scaricavo l'odio nei confronti di mio padre su tutti quelli che incontravo, cercavo risse e scontri con tutti...
Scaricavo l'odio nei confronti di mio padre su tutti quelli che incontravo, cercavo risse e scontri con tutti...
Ricordo che, da bambino, sino all'età di dieci anni ero sempre da solo a casa. Abitavamo isolati, quindi non vedevo neanche i compagni di scuola.
Mio padre beveva tanto e spesso quando rientrava da lavoro scaricava su me e mia madre le sue frustrazioni.
Spesso mi picchiava anche prendendomi a cinghiate, ricordo che di notte avevo incubi e facevo la pipì a letto.
Speravo sempre che i miei fratelli fossero a casa, perché quando erano presenti, mio padre si tratteneva dal picchiarmi così forte.
Dopo la scuola ero terrorizzato all'idea di tornare a casa, preferivo stare dagli zii o dai nonni, ma capitava che a volte mio padre venisse a cercarmi da loro e provasse a picchiarmi, però i miei zii mi proteggevano e gli dicevano di tornare quando non sarebbe stato ubriaco.
Crescendo ho legato con un ragazzo che abitava in un cascinale molto grande, spesso andavo da lui e aiutavo con i lavori, era una cosa che mi faceva stare bene e mi permetteva di tornare il più tardi possibile a casa.
Sul finire della scuola media ho cominciato a scaricare la rabbia sugli altri, cercando risse e scontri con altri ragazzi.
Ho cominciato a lavorare molto presto e lasciavo per intero la paga ai miei genitori, rimanendo sempre dipendente da loro quando avevo bisogno di qualcosa.
Una sera, all'età di diciassette anni ho sentito mia madre urlare, mi sono precipitato e ho trovato lì mio padre che era pronto a picchiarmi, ricordo che l'ho colpito con uno schiaffo e gli ho detto di andare a letto. Penso che la mia infanzia sia terminata in quel momento.
È come se da allora dentro di me viva una paura che mi accompagna costantemente, ad essa si accompagna anche una grande rabbia. Da quel momento ho iniziato a bere, a bere, e non ho più smesso...