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Sconfiggere l'alcolismo, missione possibile: l'esperienza del CAT Valle del Santerno

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Sconfiggere l'alcolismo, missione possibile
L'ESPERIENZA DEL CAT VALLE DEL SANTERNO
In due anni "Club 150" ha aiutato 24 persone a uscire dal tunnel coinvolgendo le famiglie intere
BORGO TOSSIGNANO. «Prendere coscienza di avere problemi con l'alcol e chiedere aiuto è già un successo». Così il Club alcologico territoriale  "150 Valle del Santerno" commenta i tanti contatti che ha ricevuto nei suoi primi due anni di vita. Fino ad oggi 24 persone hanno partecipato e partecipano agli incontri del club, incontri ai quali possono intervenire anche i membri della famiglia, «perché il problema si può risolvere meglio se lo si affronta insieme».
Condivisione. L'esigenza di aprire anche in vallata un club degli alcolisti in trattamento nasceva dal bisogno di coprire il territorio per

dotarlo di un servizio utile al confronto, alla comprensione, dal quale trarre quegli spunti per superare i problemi con l'alcol. Dal 2009 il

club "150 Valle del Santerno", ha accolto nella sala all'ultimo piano del Municipio (sede che il Comune concede gratuitamente), 11 nuclei

famigliari provenienti dai quattro comuni lungo il Santerno, dalla vicina vallata del Sillaro e da Imola. «Chiunque abbia un problema

personale o correlato con l'alcol può chiamarci e subito diventa membro del club - racconta Tiziano Gioiellieri, l'insegnante che ogni

settimana conduce gli incontri -. Può chiamarci la persona che vive direttamente il problema, o un suo famigliare. La cosa importante è che

sempre più nella società sta aumentando il senso di consapevolezza del problema alcol».
Rete di supporto. Gli incontri avvengono nella massima riservatezza, nel senso che quel che viene detto all'interno del club nell'arco della

seduta rimane solo a conoscenza degli intervenuti. Ci sono casi in cui a partecipare è la persona che il problema lo vive sulla sua pelle,

altri in cui è un parente che entra per capire come aiutare il proprio caro, altri ancora dove è tutta la famiglia che decide di mettersi in

gioco. «Pensate a quei bambini che vivono in famiglie dove uno dei due genitori fa abuso di alcol. Sono casi questi in cui il lavoro di

gruppo si vede, visto che il problema dell'alcol non tocca solo l'interessato ma anche chi sta vicino a lui« aggiunge Gioiellieri nel

ribadire che «ogni club non è un'esperienza a se stante, una sorta di setta. Tutt'altro. E' in rete con la società, con le istituzioni, con

l'azienda sanitaria, con i sindacati e con tutte le associazioni del territorio».
Festa del volontariato. A tal proposito s'inserisce la mostra fotografica che il Cat della valle del Santerno metterà in piedi domenica,

nell'ambito della Festa del volontariato di Borgo Tossignano. Si tratta di una mostra che si compone di scatti che ritraggono le persone

aderenti al club, accompagnate da loro riflessioni basate sulla loro storia personale. «E' un'esposizione itinerante, nata a Parma, che

durante il suo viaggio lungo l'Emilia Romagna ha visto aggiungersi foto di membri di vari club che liberamente hanno deciso di comunicare

così la loro testimonianza» spiega Luciano Gentilini, imolese che opera come volontario nel mondo degli alcolisti in trattamento di Borgo

Tossignano.
Matteo Pirazzoli


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)