Scuola: i divieti non bastano, serve il confronto
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Il proibizionismo non basta. L'importante è intervenire, parlarne, affrontare il problema dell'alcolismo con i ragazzi e le rispettive famiglie. Sergio Chiarotto, preside dei licei Leopardi e Majorana, e Adriana Sonego, alla guida dell'Iti Kennedy, ne sono convinti. Nelle loro scuole il fenomeno non è evidente o, come nel caso del Kennedy, non è mai affiorato in classe. Ma questo non significa abbassare la guardia. Chiarotto si è trovato a gestire due o tre casi particolari su 1.870 studenti. «Casi singoli - precisa - che abbiamo affrontato con i genitori». Anche se nei licei la situazione è sotto controllo durante le lezioni, Chiarotto sa benissimo che nei pomeriggi e nelle ore serali tutto cambia. «Il fenomeno esiste e lo si vede - dichiara - Sono favorevole alle proibizioni in tutte le forme, sia nei bar che nei supermercati, dove alle volte i ragazzi acquistano i superalcolici». Secondo il preside è importante poter intervenire, costruire una cultura del "non bere". Un'operazione difficile, spesso vanificata dall'esaltazione di certe tendenze, alle quali - come osserva - «non si può pensare che i ragazzi restino indifferenti».
All'Iti Kennedy non sono mai stati segnalati casi di studenti che al mattino si presentano in classe dopo aver consumato alcolici. «Non è un fenomeno evidente nella nostra scuola - spiega Adriana Sonego - ma è nell'esperienza di tutti noi, di tutte le persone che osservano ciò che ci circonda: i nostri giovani stanno imitando gli anglosassoni. Uscire per bere smodatamente non appartiene alle nostre abitudini, purtroppo questa tendenza si sta diffondendo, è un bene intervenire. La proibizione non so se servirà, ma può essere un segnale, un avvertimento. Quando si stabilisce una norma si dà un'indicazione di tipo comportamentale, che magari alcuni non seguiranno, ma che farà riflettere».