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Se il gioco diviene patologico…

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Se il gioco diviene patologico…

La prima volta è per curiosità, o perché si è venuti a conoscenza di una vincita importante; per provare la fortuna o per il gusto di giocare. Ma col tempo (neppure troppo), può diventare una dipendenza, perfino una malattia dai pesanti risvolti personali, familiari, sociali ed economici. Se poi lo Stato chiude un occhio, anzi avalla la propensione al gioco per rimpinguare le casse, allora il fenomeno può divenire (ed è divenuto) un allarme sociale.

Parliamo del gioco d’azzardo patologico o ludopatia, una piaga che si va espandendo silenziosamente anche a causa della crisi economica che spinge a cercare facili scorciatoie di guadagno. Ma adesso, finalmente, pare che Governo e Parlamento stiano prendendo coscienza del problema. A giorni si attende un decreto dirigenziale sulle ludopatie.

Alcune cifre possono dare la dimensione del fenomeno. Sarebbero circa un milione gli italiani dipendenti dal gioco, di cui 500.000 i giovani, mentre altrettanti sarebbero quelli allo stadio “problematico”. Nel 2011 più di 6.000 persone si sono rivolte ai servizi pubblici per una cura. Ogni giocatore patologico in cura costa alla società circa 38 mila euro l’anno. I costi diretti di un ludopatico, come ad esempio trattamenti ambulatoriali (2.857euro), trattamenti ospedalieri (2.024 euro), protezione giocatori (3.095 euro), crimini legati al gioco (3.571 euro) e procedimenti legali (2.143 euro), ammontano a 18.095 euro. A questi si aggiungono i costi indiretti, come assenteismo (8.929 euro), calo produttività (1.667 euro) e disoccupazione (10.119 euro), per un valore di 20.714 euro.

«La ludopatia – ha affermato il ministro della Salute Renato Balduzzi – va curata secondo le regole di una malattia: la prevenzione, la cura e la riabilitazione. Occorre quindi rafforzare tutto il percorso di contrasto alla malattia, attraverso protocolli diagnostico-terapeutici, linee guida e quello che si fa normalmente quando c’è una malattia». Balduzzi ha quindi comunicato che la ludopatia sarà inserita nei livelli essenziali di assistenza (Lea).

«È un passaggio essenziale – ha commentato il ministro per l’Integrazione Andrea Riccardi – per consentire che questa dipendenza possa essere riconosciuta e curata dal Servizio sanitario nazionale gratuitamente o dietro pagamento del ticket».

Preoccupazione è stata espressa anche dal ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, che ha ricordato gli interessi della criminalità organizzata nel gioco d’azzardo e ha parlato di “costo sociale elevatissimo” derivante dall’aumento del gioco da parte delle categorie sociali più deboli e dei giovani e dal conseguente ricorso all’usura.

Le nuove norme del Governo dovrebbero inoltre regolamentare la pubblicità del gioco, tutelare i minori e scoraggiare l’azzardo. Per quanto riguarda la pubblicità Riccardi pensa a “un divieto come per le sigarette, o almeno a una ferrea regolamentazione degli spot, per esempio con divieti in certe fasce orarie o per i programmi e la stampa rivolti ai minori”. Quindi no agli spot nei programmi televisivi per minori o se nel cinema si proietta un film destinato al pubblico più giovane, no ai cartelloni che reclamizzano il gioco in prossimità dei luoghi frequentati dai ragazzi, no alla pubblicità sui giornali per ragazzi, e così via. Ma non basta: chi gioca deve sapere quante possibilità reali ha di vincere. Ad esempio, sul biglietto ci deve essere scritto che quella cifra potrà essere vinta solo da un fortunato su 10 milioni.

Anche i sindaci italiani hanno richiesto “un intervento per la regolazione del settore del gioco pubblico e del ruolo dei Comuni”. Se n’è fatto portavoce il presidente dell’Anci Graziano Delrio che ha evidenziato la necessità di mettere ordine nella materia, anche in considerazione della recente normativa sulla liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali che tengono conto di alcuni settori più sensibili, in modo da fissare compiti e responsabilità”.

Proposte concrete sono state avanzate dal Terzo Polo in occasione di un recente convegno sulla ludopatia. «Il Terzo polo – ha spiegato la senatrice dell’Api, Emanuela Baio – chiede di approvare al più presto il Ddl in discussione alla Commissione Sanità al Senato per l’inserimento della dipendenza da gioco nei Lea, ma nel frattempo come soluzione intermedia, si potrebbe investire l’1% delle entrate erariali (13,7 miliardi di euro nel 2011 ), cioe’ 140 milioni di euro, alla cura e alla riabilitazione dei soggetti affetti da gioco d’azzardo patologico. Le risorse necessarie possono essere così ripartite: 33% a carico dello Stato, 33% a carico dei gestori, 33% sulle vincite dei giocatori. Al governo – ha spiegato Baio – chiediamo anche la rimozione dello spot dei Monopoli che sta girando nelle scuole e che rappresenta il gioco come opportunità per la vita. Crediamo in uno Stato laico, ma serve comunque più eticità».

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)