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Se l'alcol protegge dalla recessione
di Edoardo Narduzzi


Con la crisi economica in ulteriore peggioramento, la Francia ad esempio ha appena rivisto al ribasso la sua crescita 2012 allo 0,3% mentre le situazioni di Italia e Spagna in termini di crescita attesa sono state oggetto di revisioni in diminuzione, la ricerca di asset recession-resistant rimane di stretta attualità finanziaria.


Gli investimenti nel comparto dell'alcol da sempre sono ritenuti anticiclici e quindi ideali per sterelizzare un ciclo negativo in termini di ribasso dei rendimenti borsistici. Nella precedente recessione del 2000-2001 negli Usa, ad esempio, mentre nel periodo lo S&P 500 perse il 14,05% il segmento Alcoholic Beverages registrò una crescita del 46,02%, a riprova del fatto che i consumi di prodotti alcolici pagano meno gli effetti di una recessione. Ma, secondo ricerche recenti, non è vero che questa tipologia di investimenti sono completamente recession-proof cioè al riparo da ogni impatto del ciclo economico e quindi anticiclici. Più semplicemente hanno una capacità di resistenza alla crisi del pil molto migliore rispetto a quella offerta da altre categorie di investimenti merceologici.


Uno studio effettuato con riferimento all'industria della birra, un bene alternativo al vino almeno per una classe di consumatori, ha provato proprio il fatto che investire in società attive del business dei prodotti alcolici protegge molto durante una fase recessiva senza però garantire un upside anticiclico. Donald G. Freeman della texana Sam Huston University ha misurato che il consumo di birra paga leggermente i cicli economici negativi producendo quindi un impatto altrettanto negativo sui fatturati periodali del settore. Nel suo paper « Beer in Good Times and Bad: A U.S. State-Level Analysis of Economic Conditions and Alcohol Consumption presentato nel maggio 2009 alla Beeronomics Conference di Leuven in Belgio ha dimostrato che, a differenza di quanto ritenuto normalmente, la birra è normal good, cioè un normale bene di consumo, pro ciclico che risponde a livello dei consumi al variare del contesto economico generale. Un risultato che smentisce la credenza che la birra sia un bene di consumo inferiore e anticiclico. In pratica gli effetti reddito prodotti da una recessione si trasferiscono in parte anche sulla domanda di consumi di birra come accade per gli altri beni di consumo evidenziando il fatto che l'industria dell'alcol non è immune o protetta dall'andamento del ciclo del business. Va comunque evidenziato il fatto che il significato economico del risultato è relativo perché il valore delle elasticità stimate è così basso che anche una profonda e prolungata recessione è o sarebbe in grado di produrre un impatto significativo sui ricavi dei principali produttori di birra. Ciò significa che la birra va considerata recession proof ma più semplicemente recession-resistant.


Risultati e valutazioni molto utili anche per il caso del vino un' industria con caratteristiche simili a quelle della birra e rispetto alla quale possono essere applicate le stesse logiche economiche. Con la recessione che prosegue investire in aziende vitivinicole può rappresentare comunque uno scudo protettivo verso l'andamento del ciclo generale del business.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)